Nel 1964, al termine di un lungo lavoro archeologico sotto la Basilica di San Pietro.
I lavori per la ricerca dei resti mortali di San Pietro iniziarono nel 1939 per volontà di papa Pio XII. Papa Pacelli voleva portare alla luce la prova che la chiesa cristiana ebbe come primo reggente proprio l’apostolo designato da Gesù. I lavori di scavo procedettero a rilento, anche per via della Seconda guerra mondiale appena iniziata, e solo nel 1950 venne ritrovata una tomba che si ritenne appartenere al Padre della Chiesa. L’annuncio del ritrovamento venne dato dallo stesso pontefice che quel giorno disse: “È stata veramente ritrovata la tomba di san Pietro? A tale domanda la conclusione finale dei lavori e degli studi risponde con un chiarissimo ‘sì’ “.
All’interno della tomba, però, non vennero ritrovate le ossa ed a partire dal 1952 cominciarono nuovi scavi guidati dall’archeologa Margherita Guarducci. L’esperta decifrò le scritte che si trovavano su un muro di colore rosso (datato al 150 d.C.), in una delle quali si leggeva la scritta greca “Petros eni” (Pietro è qui). I successivi scavi portarono al ritrovamento di una cassetta in bronzo nelle grotte vaticane, in quello che è considerato il loculo di San Pietro.
Al suo interno c’erano delle ossa che successivi studi attribuirono ad un unico uomo di corporatura robusta, morto in età avanzata. Per la studiosa non vi erano dubbi che si trattasse delle ossa di San Pietro, tanto più che tra i resti mancavano le ossa dei piedi (il Santo morì dopo una lunga crocifissione a testa in giù e secondo la tradizione dal suo corpo si staccarono i piedi).
Informato dalla studiosa dei risultati delle analisi, Paolo VI non ebbe dubbi che quella fosse la prova del fatto che la chiesa di Roma avesse avuto proprio San Pietro come primo papa (sebbene altri archeologi coinvolti negli scavi non concordassero con i risultati della Guarducci). Dopo aver annunciato pubblicamente il risultato degli scavi, il pontefice chiese 9 dei frammenti ossei per poterli conservare nell’appartamento papale.
Nell’ultima messa del 2013 papa Francesco rese omaggio a Paolo VI ed espose i frammenti ossei nella Basilica di San Pietro. il Santo Padre ha reso un altro omaggio al predecessore consegnando quei frammenti al Patriarca Bortolomeo I come segno di definitiva unione tra Roma e Costantinopoli: si tratta infatti di un segno di continuità con il lavoro ecumenico voluto proprio da Paolo VI.
Queste alcune delle sue parole: “La vostra presenza, cari fratelli, ci ricorda che non possiamo risparmiarci nemmeno nel cammino verso l’unità piena tra i credenti, nella comunione a tutti i livelli. Perché insieme, riconciliati da Dio e perdonatici a vicenda, siamo chiamati a essere testimoni di Gesù con la nostra vita”.
Un gesto assolutamente inatteso quello compiuto da Bergoglio che ha sorpreso la delegazione ortodossa. «Per noi si tratta di un evento straordinario e inaspettato che non potevamo sperare» è stato il commosso commento dell’arcivescovo Job.
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Luca Scapatello
Fonte: VaticanNews
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