Parlando del Padre Nostro, papa Francesco smentisce quei teologi che sostenevano che la preghiera di domanda fosse emblema di una fede debole.
Nel corso dell’Assemblea Generale a Piazza San Pietro tenuta questa mattina, papa Francesco ha continuato la sua catechesi sulle preghiere insegnateci da Gesù Cristo, soffermandosi sull’importanza del Padre Nostro. Il pontefice, infatti, spiega che prima della discesa di Cristo, nessun teologo o religioso avrebbe mai pensato di rivolgersi a Dio come ci si rivolge ad un padre. In tal modo il fedele manteneva una distanza enorme da Dio, ne avvertiva la superiorità al punto da avere il timore di chiedere qualcosa.
Con il Padre Nostro, invece, vengono annullate le distanze ed i fedeli si rapportano a Dio come un bambino bisognoso di attenzione si rivolgerebbe al padre: “Gesù non insegna formule per ‘ingraziarsi’ il Signore, anzi, invita a pregarlo facendo cadere le barriere della soggezione e della paura. Non dice di rivolgersi a Dio chiamandolo ‘Onnipotente’, ‘Altissimo’, ‘Tu che sei tanto distante da noi e io sono un misero’, ma semplicemente con la parola ‘Padre’, con tutta semplicità, come i bambini si rivolgono al papà: e questa parola padre esprime la confidenza, la fiducia filiale”.
La preghiera come strumento per liberarsi dalle angosce
Il Santo Padre sa per certo che la preghiera debba partire dai momenti di difficoltà, che affidarsi a Dio è ciò che bisogna fare quando ci si sente soli, sconfitti e abbandonati ad un destino nefasto. Proprio per questo rinnega le tesi di chi ritiene che chi prega per lodare il signore sia in possesso di una forma più forte e pura di fede, rispetto a chi prega per domandare aiuto a Dio nei momenti di difficoltà: “Gesù, nella preghiera, non vuole spegnere l’umano, non lo vuole anestetizzare. Non vuole che smorziamo le domande e le richieste imparando a sopportare tutto. Vuole invece che ogni sofferenza, ogni inquietudine, si slanci verso il cielo e diventi dialogo”, dice infatti il papa che poi aggiunge: “Nessuno di noi è tenuto ad abbracciare la teoria che qualcuno in passato ha avanzato, che cioè la preghiera di domanda sia una forma debole della fede, mentre la preghiera più autentica sarebbe la lode pura, quella che cerca Dio senza il peso di alcuna richiesta”.
Con queste parole il papa vuole sottolineare come la fede non è determinata dalla tipologia di preghiera che si è soliti recitare, anzi il fatto che il fedele si abbandoni a Dio in ogni momento della sua vita, sia quando è felice (e dunque lo loda per ringraziarlo) sia quando è triste (gettandosi tra le sue braccia nella difficoltà), significa che la fede caratterizza ogni istante della sua vita ed è diventata un’abitudine.
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Luca Scapatello