Tra le tante storture a cui il mondo ci espone ogni giorno, una di quelle più incomprensibili è la violenza sulle donne. Incomprensibile perché questo atto di turpe brutalità non ha dei limiti o dei contesti definiti e si ripete senza soluzione di continuità ogni giorno ed in ogni angolo del pianeta. Alle volte si sottolinea come le donne islamiche siano vittime di soprusi sistemici e giustificati dalla religione, altre come in Africa e Asia i continui conflitti siano la principale ragione della violenza subita dalle donne.
Basta però guardare nei nostri confini per accorgersi che non è solo una cultura arretrata o un contesto sociale complicato a condurre a simili atrocità sulle donne. Ogni giorno centinaia di ragazze sono costrette a prostituirsi per le strade solo per soddisfare il desiderio animalesco di alcuni uomini, incapaci di pensare le donne come proprie pari e capaci solo di vederle come oggetto del proprio desiderio.
Poi ci sono quelle donne, madri, sorelle, compagne e mogli, che sono vittime ogni giorno della violenza dei loro cari, di coloro che dovrebbero aiutarle a vivere un’esistenza migliore e le dovrebbero sorreggere nei momenti di difficoltà, ma che invece, spinti dalla loro fragilità, non pensano ad altro che a trattarle come valvola di sfogo per la loro frustrazione.
Ad oggi il problema è avvertito ad ogni latitudine e si prova a combatterlo con una campagna di sensibilizzazione e di educazione che, almeno finora, sembra non sortisca alcun effetto. In occasione dell’ultima Giornata Internazionale contro la violenza sulle donne (25 novembre 2016) sono stati tanti gli eventi, gli incontri ed i dibattiti tenuti in ogni città del mondo per parlare di questo gravoso peso che inevitabilmente si poggia sulle coscienze di tutti. Anche Papa Francesco, dall’alto della sua posizione, ha voluto lanciare un messaggio a chi è in grado di aiutare queste donne: “Quante donne sopraffatte dal peso della vita e dal dramma della violenza! Il Signore le vuole libere e in piena dignità”.
La speranza che questo fenomeno si estingua è sempre viva, ma i dati statistici confermano che non ci sono segnali di diminuzione. Anche l’Italia non fa eccezione, i dati Istat riguardanti il 2016 sono sconvolgenti: lo scorso anno nel nostro paese sono morte 116 donne per mano dei loro compagni, la media è di una donna uccisa ogni tre giorni. A guidare questa speciale classifica dell’orrore è la Lombardia con 17 donne uccise, a chiudere il podio sono l’Emilia Romagna con 14 ed il Veneto con 12.
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