Nel secondo Angelus dedicato all’Avvento, papa Francesco ha spiegato come dare sostanza al prossimo natale. Preghiera e vigilanza infatti non bastano, bisogna diffondere l’idea di speranza che è insita nel Natale.
Se nel corso dell’omelia dedicata alla prima domenica dell’Avvento, papa Francesco aveva ricordato ai fedeli che il Natale è un evento che va preparato con vigilanza e preghiera, al fine di arrivare pronti all’incontro con Dio con la coscienza apposto e buoni propositi per il futuro, in questa seconda domenica il Santo Padre ha spiegato come questo non sia sufficiente a dare sostanza all’Avvento.
Ciò che caratterizza infatti la nascita di Gesù Cristo è la consapevolezza di poter ottenere una vita eterna colma di gioia e serenità. Se si è convinti del messaggio di Dio, tale consapevolezza non si affievolisce nemmeno nei periodi più duri della vita terrena ed è per questo motivo che uno dei compiti spettanti al fedele è quello di veicolare un messaggio di positività e speranza al prossimo.
Affinché il messaggio di cui tutti siamo portatori arrivi al prossimo è necessario che tra chi lo trasmette e chi lo riceve non ci sia una distanza abissale. Il Santo Padre, infatti, ricorda che solo dopo aver stabilito un contatto sincero con il prossimo è possibile avere un rapporto di confidenza tale da permettere che il messaggio passi: “Anzitutto siamo chiamati a bonificare gli avvallamenti prodotti dalla freddezza e dall’indifferenza, aprendoci agli altri con gli stessi sentimenti di Gesù, cioè con quella cordialità e attenzione fraterna che si fa carico delle necessità del prossimo”. Ma non solo, è necessario anche fare ammenda per le proprie colpe, in modo tale da abbattere le barriere create da orgoglio e superbia: “Poi occorre abbassare tante asprezze causate dall’orgoglio e dalla superbia, compiendo gesti concreti di riconciliazione con i nostri fratelli, di richiesta di perdono delle nostre colpe. Non è facile riconciliarsi, sempre si chiede chi farà il primo passo”.
Solo dopo aver compiuto questi passi è possibile divenire messaggero di Cristo, ovvero colui in grado di indicare la speranza dove sembra non esserci: “Il credente è colui che, attraverso il suo farsi vicino al fratello, come Giovanni il Battista apre strade nel deserto, cioè indica prospettive di speranza anche in quei contesti esistenziali impervi, segnati dal fallimento e dalla sconfitta – dice ancora papa Francesco – Non possiamo arrenderci di fronte alle situazioni negative di chiusura e di rifiuto; non dobbiamo lasciarci assoggettare dalla mentalità del mondo, perché il centro della nostra vita è Gesù e la sua parola di luce, di amore, di consolazione”.
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Luca Scapatello
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