Nella festività di Cristo Re dell’Universo, Papa Francesco pone l’attenzione sul giudizio di Gesù per ognuno di noi.
“Saremo giudicati sull’amore, sulla mitezza e sulla misericordia”. Papa Francesco, all’Angelus, introduce e spiega l’essere Re dell’Universo per Cristo.
“Gesù è il supremo giudice. Nella sua morte e risurrezione, si mostrerà il Signore della storia, il Re dell’universo, il Giudice di tutti”. Con queste parole, Papa Francesco ci introduce al concetto della festività liturgica posta a conclusione di ogni Anno Liturgico: Cristo Re dell’Universo.
L’inizio e la fine, l’alfa e l’omega, il principio e la fine di tutto: questo è il perno principale dell’ultimo giorno dell’anno liturgico. Cristo, Re dell’Universo e Giudice di ognuno di noi. Ma non un giudice terreno, ma un giudice dell’amore e della mitezza: “Il paradosso cristiano è che il Giudice non riveste una regalità temibile, ma è un pastore pieno di mitezza e di misericordia.
Gesù, infatti, in questa parabola del giudizio finale, si serve dell’immagine del pastore. Dio stesso promette di prendersi cura personalmente del suo gregge, difendendolo dalle ingiustizie e dai soprusi” – ha spiegato Francesco.
“Il Signore, alla fine del mondo, passerà in rassegna il suo gregge, e lo farà non solo dalla parte del pastore, ma anche dalla parte delle pecore, con le quali Lui si è identificato. Guardiamoci dalla logica della indifferenza, ricordiamo la parabola del Buon Samaritano. Che Gesù ci insegni la logica della prossimità.
Su di noi il giudizio sarà preso in base all’amore concreto dato o negato a queste persone, perché Lui stesso, il giudice, è presente in ciascuna di esse. Saremo giudicati sull’amore” – spiega il Pontefice.
Essere giudicati sull’amore, sui gesti concreti che ognuno di noi ha fatto “almeno a uno di questi piccoli fratelli”, dice il Vangelo di questa domenica: “Cristo è giudice. Lui è Dio, uomo, ma Lui è anche il povero, Lui è nascosto, è presente nella persona dei poveri che Lui menziona proprio lì […]
Fratelli e sorelle, guardiamoci dalla logica dell’indifferenza, di quello che ci viene in mente subito. Guardare da un’altra parte quando vediamo un problema […] Che Gesù ci insegni questa logica, questa logica della prossimità, dell’avvicinarsi a Lui, con amore, nella persona dei più sofferenti” – conclude Papa Francesco.
Un momento particolare, quello che stiamo vivendo, che incarna perfettamente il concetto che il Pontefice ci ha espresso attraverso le sue parole: aiuto vicendevole, nel nome di Cristo.
Fonte: acistampa/vaticannews
ROSALIA GIGLIANO
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