Papa Francesco ha incontrato stamane in Vaticano i rappresentanti di diverse religioni, tra cui cristiani, ebrei, musulmani, buddisti e induisti, impegnati nel campo delle opere di carità. Al centro dell’udienza, tenutasi nel contesto dell’Anno Giubilare, il tema della misericordia. Il servizio di Sergio Centofanti:
Fraternità senza sincretismi
“Oggi è tempo di fraternità” – ha detto Papa Francesco – è tempo che le religioni s’incontrino e dialoghino “senza sincretismi” per meglio conoscersi e comprendersi. Parlando della misericordia e della compassione che sono al centro del messaggio cristiano, cita un antico testo taoista che dice: «Il rigido e il duro appartengono alla morte; il molle e il tenero appartengono alla vita» (Tao-Te-Ching, 76):
“Chinarsi con compassionevole tenerezza verso l’umanità debole e bisognosa appartiene a un animo veramente religioso, che respinge la tentazione di prevaricare con la forza, che rifiuta di mercificare la vita umana e vede negli altri dei fratelli, mai dei numeri”.
L’eco della voce divina risuona nel cuore di ogni uomo
Ogni tradizione “autenticamente religiosa” – sottolinea – spinge il cuore a “farsi vicini a quanti vivono situazioni che richiedono una maggiore cura, come la malattia, la disabilità, la povertà, l’ingiustizia, le conseguenze dei conflitti e delle migrazioni”:
“È l’eco della voce divina, che parla alla coscienza di ciascuno, invitando a superare il ripiegamento su sé stessi e ad aprirsi: aprirsi all’Altro sopra di noi, che bussa alla porta del cuore; aprirsi all’altro accanto a noi, che bussa alla porta di casa, chiedendo attenzione e aiuto”.
La tecnologia non disseta l’uomo
L’uomo spesso dimentica Dio e si allontana dal prossimo e dalla “memoria del passato e così ripete, anche in forma più efferata, tragici errori commessi in altri tempi. È il dramma del male”, scelta libera dell’uomo. Ma l’amore misericordioso non lascia l’uomo in balia del male:
“In un mondo agitato e con poca memoria, che va di corsa lasciando indietro molti e senza accorgersi di rimanere senza fiato e senza meta, abbiamo oggi bisogno, come dell’ossigeno, di questo amore gratuito che rinnova la vita. L’uomo ha sete di misericordia e non vi è tecnologia che possa dissetarlo: cerca un affetto che vada oltre le consolazioni del momento, un porto sicuro dove approdi il suo navigare inquieto, un abbraccio infinito che perdona e riconcilia”.
Il perdono rende simili a Dio
Il perdono – ricorda il Papa – “è certamente il più grande dono che possiamo fare agli altri, perché è quello che costa di più, ma allo stesso tempo quello che ci rende più simili a Dio”. Si tratta di una misericordia che “si estende anche al mondo che ci circonda, alla nostra casa comune, che siamo chiamati a custodire e a preservare dal consumo sfrenato e vorace” per porre fine alla grave crisi ecologica di oggi.
Terribile accostare Dio e violenza
Il Papa, invita quindi a rigettare “le strade senza meta della contrapposizione e della chiusura. Non accada più che le religioni, a causa del comportamento di alcuni loro seguaci, trasmettano un messaggio stonato, dissonante da quello della misericordia”:
“Purtroppo, non passa giorno che non si senta parlare di violenze, conflitti, rapimenti, attacchi terroristici, vittime e distruzioni. Ed è terribile che per giustificare tali barbarie sia a volte invocato il nome di una religione o di Dio stesso. Siano condannati in modo chiaro questi atteggiamenti iniqui, che profanano il nome di Dio e inquinano la ricerca religiosa dell’uomo”.
Libertà religiosa
Siano invece favoriti, ovunque – conclude – “l’incontro pacifico tra i credenti e una reale libertà religiosa. In questo la nostra responsabilità di fronte a Dio, all’umanità e all’avvenire è grande e richiede ogni sforzo, senza alcun infingimento”.
fonte: radiovaticana
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