Tutti noi abbiamo a disposizione degli strumenti per comprendere se siamo di fronte ad una cattivo o ad un buon superiore, lo stesso vale per i sacerdoti. In uno scritto risalente al 1983 l’allora padre Jorge Bergoglio tratteggiava le caratteristiche principali di un pessimo superiore in uno scritto dal titolo ‘Il superiore e la sua immagine’. L’attuale pontefice pensava all’epoca che il superiore e il pastore fosse un uomo ad aedificationem: un uomo capace di costruire (dal significato principe del termine latino) ma anche in grado di condannare, ovvero che abbia la capacità di discernere cosa è giusto e cosa è sbagliato ed in questo modo possa compiere le scelte giuste per solidificare la costruzione.
Nel saggio del 1983 Bergoglio parla delle tre caratteristiche che delineano la personalità di un cattivo superiore: egli è pigro e lo dimostra “La cattiva stanchezza”, egli è smemorato, non ricorda nulla da cui possa trarre giovamento e manifesta “Noia esistenziale”, egli infine ha uno “spirito lamentoso” il che lo rende carente di pietas poiché interessato solo al suo essere. Le caratteristiche del cattivo superiore portano Bergoglio a trarre degli esempi positivi e negativi dalle figure bibliche: il Santo Padre scrive che ogni buon sacerdote dovrebbe prendere spunto da personaggi come Abramo, Simone e Anna tutti fedeli che esultano nella speranza e non temono di credere nella promessa; Quindi chiede di diffidare da persone come Sansone, talmente pigre ed annoiate dalla vita da lasciarsi coinvolgere in una spirale di non senso e sessualità ambigua.
Lo scritto ha il chiaro intento di identificare quei vescovi che hanno perso la retta via e che per un motivo o un altro non si riconoscono più nel loro ruolo. Bergoglio scrive una lista di comportamenti che rende i vescovi o i pastori che li applicano delle cattive guide:
1- La lontananza dai fedeli: Francesco ritiene che la vicinanza tra il popolo ed il suo sacerdote sia fondamentale affinché si crei un rapporto di interconnessione: “La presenza! La chiede il popolo stesso, che vuole vedere il proprio vescovo camminare con lui, essere vicino a lui. Ne ha bisogno per vivere e per respirare!” e ancora scrive il Papa:”Al gregge serve trovare spazio nel cuore del pastore”.
2- Il personaggio: l’allora sacerdote fa notare come i nuovi parroci tendano a costruirsi un personaggio per vanità, per essere acclamati ed amati dalla folla. Ma questo atteggiamento comporta una “Vendita dell’eredità”. Questi sacerdoti pensano a se stessi invece di aiutare chi ha bisogno: non pensando più all’eredità il sacerdote perde la capacità di discernere, dubita, non vede più ciò che bene per il suo popolo e finisce a pensare a cosa è bene per se stesso godendosi quell’eredità che dovrebbe tramandare.
3- La mancanza di pietas: quando questa caratteristica riguarda un vescovo, spiega Francesco, questo la può mascherare esagerando la pietà su alcuni aspetti della dottrina, come l’Eucaristia, ma poi finisce per essere poco paziente nella vita di tutti i giorni con i bisognosi. Oppure potrebbe accentuare l’importanza di un aspetto dottrinale ma finirebbe comunque per disattendere gli altri.