È stato compiuto un passo importante verso la beatificazione di don Giovanni Fornasini, sacerdote ucciso dai nazisti durante la seconda guerra mondiale.
Papa Francesco ha infatti autorizzato la Congregazione per le Cause dei Santi a emanare il decreto riguardante il martirio del giovane sacerdote, vittima di guerra nei giorni delle stragi di Marzabotto. Don Fornasini fu infatti ucciso in odio alla Fede a San Martino di Caprara, il 13 ottobre 1944. Aveva solamente 29 anni. Il Pontefice per lui ha scelto l’iter accelerato: per questa ragione non sarà nemmeno necessario il riconoscimento di un miracolo.
Il corpo del giovane fu recuperato dal fratello dopo sei mesi
Il corpo del sacerdote fu recuperato dopo 6 mesi dal fratello. Molte delle persone che lo hanno conosciuto lo ricordando per la sua dedizione a Cristo fino all’ultimo, che si manifestò con l’aiuto degli sfollati durante la guerra. Non a caso molti lo ricordano come “l’angelo di Marzabotto”. In quei mesi salvò moltissime persone dalla ferocia della guerra e del nazismo.
Il processo canonico venne aperto il 18 ottobre 1998 dal cardinale di Bologna Giacomo Biffi, insieme a quello di altri due sacerdoti, Ferdinando Casagrande e Ubaldo Marchioni, considerati i “martiri di Monte Sole“. Il suo corpo ora giace nel cimitero di San Martino di Caprara, con altri quattro parroci della zona assassinati nelle stesse modalità.
Il racconto del martirio di don Giovanni Fornasini
A raccontare recentemente quei tragici avvenimenti fu la nipote Caterina Fornasini nel vicino 2006, nel corso della deposizione al processo che si tenne a La Spezia. La nipote, in quell’anno, era solo una bambina. “Era uscito per seppellire i morti della strage nazista di San Martino. E per sistemare il Santissimo nella chiesa, che era stata profanata dall’orrore della morte”, ha raccontato.
“Era uscito da ore, e noi non lo vedevamo tornare, ma non smettevamo di sperare. Avevamo la casa piena di tedeschi: festeggiavano il compleanno di un capitano. Bevevano, ridevano, si mettevano le parrucche e si vestivano da donna, con la musica altissima, mentre noi stavamo di sotto terrorizzati, appoggiati al muro. Volevano vino, mandavano la mamma in cantina a prenderne altro. Poi, alla sua domanda disperata sulla sorte dello zio, ridendo, le dissero: “Pastore? Kaputt!” L’avevano ammazzato”.
LEGGI ANCHE: San Fabiano, Papa: morì rifiutando di rinnegare Gesù
Il giovane sacerdote visse senza mai abbandonare il Signore
Un racconto tragico che coglie uno spaccato duro e drammatico, e in cui il giovane sacerdote non ha mai abbandonato l’amore per il Signore, portando su di sé la croce di tante vittime, tanti morti per colpa della violenza e dell’odio umano.
Un’altra nipote del parroco, Giovanna Fornasini, raccontò di come lo zio, ragazzo fra i ragazzi, insegnasse a cantare, facesse scuola, si dedicasse con passione ai giovani. “Poi venne la guerra: e fece tanto bene“, raccontò Giovanna. “Non diceva no a nessuno, seppelliva i morti, benediva, consolava. Lo trovammo ammazzato dietro il cimitero di San Martino”
Giovanni Bernardi