Il rapporto con gli infermi deve diventare sempre più umano e autentico, sull’esempio del Buon Samaritano. Quest’anno il Messaggio del Papa per la Giornata Mondiale del Malato (11 febbraio, memoria liturgica della Beata Vergine di Lourdes) offre una gran varietà di spunti.
Tema della Giornata Mondiale è: Uno solo è il vostro Maestro e voi siete tutti fratelli (Mt 23,8). La relazione di fiducia alla base della cura dei malati.
Com’era prevedibile, nel documento, papa Francesco ha fatto riferimento all’attuale emergenza sanitaria. “Il pensiero va in particolare a quanti, in tutto il mondo, patiscono gli effetti della pandemia del coronavirus”, scrive il Santo Padre, assicurando loro la “spirituale vicinanza” della Chiesa.
Traendo ispirazione dal passo evangelico cui fa rifermento la Giornata Mondiale, il Pontefice ha deplorato il “male dell’ipocrisia”, da cui Gesù mette in guardia. Anche di fronte al dramma della malattia, quindi, è fondamentale sviluppare “un modello di comportamento del tutto opposto all’ipocrisia”. Gesù, infatti, “propone di fermarsi, ascoltare, stabilire una relazione diretta e personale con l’altro, sentire empatia e commozione per lui o per lei, lasciarsi coinvolgere dalla sua sofferenza fino a farsene carico nel servizio” (cfr Lc 10,30-35).
L’esperienza della malattia, prosegue il Papa, “ci fa sentire la nostra vulnerabilità” e “il bisogno innato dell’altro”. Al contempo, la malattia svela una “domanda di senso” e “la nostra dipendenza da Dio”. In questa “faticosa ricerca”, spesso gli “amici” e i “parenti” non sono in grado di aiutarci. Emblematica è, in tal senso, la vicenda biblica di Giobbe, totalmente incompreso dai suoi cari nella sventura.
È proprio nella sua “estrema fragilità”, che respinge “ogni ipocrisia”, che Dio, finalmente, risponde a Giobbe, “aprendogli un nuovo orizzonte”. Dio conferma a Giobbe “che la sua sofferenza non è una punizione o un castigo, non è nemmeno uno stato di lontananza da Dio o un segno della sua indifferenza”.
Attualizzando il Messaggio, Francesco ha denunciato la violazione di molti “diritti essenziali” dei malati, “vittime di ingiustizie sociali”. La pandemia attuale ha fatto emergere “tante inadeguatezze dei sistemi sanitari e carenze nell’assistenza alle persone malate”. In particolare “agli anziani, ai più deboli e vulnerabili non sempre è garantito l’accesso alle cure” e ciò “dipende dalle scelte politiche, dal modo di amministrare le risorse e dall’impegno di coloro che rivestono ruoli di responsabilità”.
Queste disfunzioni sono compensate dalla “dedizione” e dalla “generosità” di tanti “operatori sanitari, volontari, lavoratori e lavoratrici, sacerdoti, religiosi e religiose”. Costoro “hanno aiutato, curato, confortato e servito tanti malati e i loro familiari” mostrando “professionalità, abnegazione, senso di responsabilità e amore per il prossimo”.
Al fine di una “buona terapia”, è fondamentale “l’aspetto relazionale, mediante il quale si può avere un approccio olistico alla persona malata”. È anche importante stabilire “un patto tra i bisognosi di cura e coloro che li curano”; questa fiducia reciproca serve a “mettere al centro la dignità del malato, tutelare la professionalità degli operatori sanitari e intrattenere un buon rapporto con le famiglie dei pazienti”.
Nella “relazione con la persona malata”, si incontra “una fonte inesauribile di motivazione e di forza nella carità di Cristo”. Le guarigioni che Gesù compie sono “non sono mai gesti magici, ma sempre il frutto di un incontro, di una relazione interpersonale” tra l’uomo e Gesù stesso che trova la sua sintesi nella frase evangelica: “La tua fede ti ha salvato”.
Bergoglio chiude il Messaggio ribadendo un principio solo apparentemente scontato: “Una società è tanto più umana quanto più sa prendersi cura dei suoi membri fragili e sofferenti, e sa farlo con efficienza animata da amore fraterno. Tendiamo a questa meta e facciamo in modo che nessuno resti da solo, che nessuno si senta escluso e abbandonato”.
Luca Marcolivio
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