Si tratta della inspiegabile guarigione di una donna di Verona che, al quinto mese di gravidanza, rischiava l’aborto, a causa di una patologia, e che aveva fortemente pregato Papa Paolo VI perché la aiutasse.
Ora sia lei che la sua bambina sono salve e in salute.
La canonizzazione avverrà durante il Sinodo dei Vescovi, dedicato ai giovani. E questa sembra una coincidenza congegnata dall’Alto, visto che Paolo VI aveva affidato proprio a loro una grande eredità, portando il mondo alla conclusione del Concilio Vaticano II e verso la modernità, l’apertura della chiesa ad andare incontro al popolo per evangelizzarlo nella pratica del quotidiano.
Papa Paolo VI, nell’omelia della Domenica delle Palme del 1975 aveva detto: “Il mondo contemporaneo vi apre nuovi sentieri e vi chiama portatori di fede e di gioia. Portatori delle palme, che oggi avete nelle mani, simbolo d’una primavera nuova, di grazia, di bellezza, di poesia, di bontà e di pace. Non indarno, non indarno: è Cristo per voi; è Cristo con voi! Oggi e domani; Cristo per sempre”.
Successivamente, per volere di Giovanni Paolo II, la Domenica delle Palme di ogni anno è stata dedicata alla Giornata Mondiale della Gioventù.
Ma a Papa Polo VI si devono molte delle “novità” dell’ultimo secolo. Scrisse numerose encicliche, per la dottrina della chiesa e sul dialogo che avrebbe dovuto avere coi popoli; fu il primo Papa, dopo secoli di storia, che uscì dai confini italiani, per incontrare gli esponenti delle altre religioni; incontrò il Patriarca di Costantinopoli dopo 14 secoli di divisioni tra cattolici e ortodossi; fu il primo Papa a partecipare ad un’assemblea dell’ONU per parlare di pace; credeva nell’evangelizzazione, nel rispetto delle altre culture e, quando i brigatisti rapirono Aldo Moro, scrisse una lettera per scongiurare la sua tragica fine; cambiò il regolamento del Sant’Uffizio, che divenne la Congregazione per la Dottrina della Fede; abolì l’elenco dei libri proibiti e modificò le indulgenze; abolì tutti i Corpi armati pontifici, tranne la Guardia Svizzera.
Attuò molte altre riforme previste dal Concilio Vaticano II, come quella liturgica, per come la conosciamo oggi. Questo è solo un assaggio di quanto la presenza di Papa Montini abbia contribuito a portare la chiesa al nuovo millennio.
Insieme a lui sono proclamati Santi anche i sacerdoti italiani Francesco Spinelli e Vincenzo Romano, le Suore Maria Caterina Kasper e Nazaria Ignazia di Santa Teresa di Gesù, nonché il Vescovo Martire Oscar Romero, che aveva avuto più di un incontro con Paolo VI.
Il Papa gli aveva detto: “Comprendo il suo difficile lavoro è un lavoro che può essere incompreso e ha bisogno di molta pazienza e fortezza … ma vada avanti con coraggio, con pazienza, con forza, con speranza” e così fece, fino al suo assassinio.
Alla cerimonia di canonizzazione, Papa Francesco ha ricordato il carattere di Papa Paolo VI, che ha condotto la chiesa all’epoca del post Concilio Vaticano II: “Paolo VI, anche nella fatica e in mezzo alle incomprensioni, ha testimoniato in modo appassionato la bellezza e la gioia di seguire Gesù totalmente. E oggi ci esorta ancora, insieme al Concilio di cui è stato il sapiente timoniere, a vivere la nostra comune vocazione: la vocazione universale alla santità. Non alle mezze misure, ma alla santità”.
La strada per la santità non è semplice, per ogni cristiano, ma con San Paolo VI e con San Romero (anche esso proclamato tale ieri) abbiamo un’idea di come fare a comprendere e realizzre la volontà di Dio.
“Gesù dice: Vendi quello che hai e dallo ai poveri. Il Signore non fa teorie su povertà e ricchezza, ma va diretto alla vita. Ti chiede di lasciare quello che appesantisce il cuore, di svuotarti di beni per fare posto a Lui, unico bene. Non si può seguire veramente Gesù quando si è zavorrati dalle cose. Perché, se il cuore è affollato di beni, non ci sarà spazio per il Signore, che diventerà una cosa tra le altre. Per questo la ricchezza è pericolosa e – dice Gesù – rende difficile persino salvarsi: il nostro troppo avere, il nostro troppo volere ci soffocano il cuore e ci rendono incapaci di amare”.
San Paolo VI e San Romero si incontrarono in vita e conclusero che la lotta contro il potere, contro chi sostituiva l’annuncio del Vangelo con la ricerca della ricchezza materiale sono “i pesi che frenano la missione, i lacci che ci legano al mondo”.
Antonella Sanicanti
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