Ci sono momenti in cui Gesù crea uno ‘scandalo’ e ci mette in crisi: guai, però, se questo non avvenisse ha ammonito Francesco.
La riflessione di papa Francesco durante l’Angelus parte da un Vangelo (Gv 6,60-69) in cui Gesù spiazza profondamente la gente del suo tempo.
Il miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci ha spalancato ai discepoli nuove prospettive, seminando anche dei dubbi. “Gesù ha invitato a interpretare quel segno e a credere in Lui – ha affermato il Santo Padre – che è il vero pane disceso dal cielo, il pane della vita; e ha rivelato che il pane che Lui darà è la sua carne e il suo sangue”.
Le parole di Gesù risultano “dure e incomprensibili alle orecchie” della maggior parte dei discepoli che, a quel punto, smettono di seguirlo (vv. 60-66). E Gesù li incalza: “Volete andarvene anche voi?” (v. 67).
Da dove nascono questa “incredulità” e questo “rifiuto”? Lo scandalo emerge dal fatto che “Dio ha scelto di manifestare sé stesso e di attuare la salvezza nella debolezza della carne umana”.
È la stessa “incarnazione” ad essere vista come un “ostacolo”. Gesù ha inteso che “per entrare in comunione con Dio, prima di osservare delle leggi o soddisfare dei precetti religiosi, occorre vivere una relazione reale e concreta con Lui”, ha sottolineato il Pontefice.
“Questo significa – ha proseguito – che non bisogna inseguire Dio in sogni e immagini di grandezza e di potenza, ma bisogna riconoscerlo nell’umanità di Gesù e, di conseguenza, in quella dei fratelli e delle sorelle che incontriamo sulla strada della vita”.
Facendosi “carne”, Dio si è quindi “abbassato fino a diventare uomo come noi, si è umiliato fino a caricarsi delle nostre sofferenze e del nostro peccato, e ci chiede di cercarlo, perciò, non fuori dalla vita e dalla storia, ma nella relazione con Cristo e con i fratelli”.
Ancora oggi, l’incarnazione di Dio può suscitare scandalo, specie tra chi “cerca i miracoli o la sapienza mondana”. Questa sensazione di scandalo raggiunge il suo apice di fronte al sacramento dell’Eucaristia: “che senso può avere, agli occhi del mondo – ha osservato il Papa – inginocchiarsi davanti a un pezzo di pane? Perché mai nutrirsi assiduamente di questo pane?”.
Dopo il miracolo dei pani e dei pesci, tutti vorrebbero portare “in trionfo” Gesù ma quando lui stesso spiega che “quel gesto è segno del suo sacrificio”, in tanti gli voltano le spalle.
Pertanto, nessuna meraviglia se “Gesù Cristo ci mette in crisi – ha detto Francesco –. Anzi, preoccupiamoci se non ci mette in crisi, perché forse abbiamo annacquato il suo messaggio!”. Al termine della meditazione, Bergoglio ha quindi invocato “la grazia di lasciarci provocare e convertire dalle sue “parole di vita eterna”.
Luca Marcolivio
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