C’è un atteggiamento dell’animo su cui insistono sia l’Antico Testamento che i Vangeli. Il Pontefice vi ha dedicato l’udienza generale di oggi, conclusasi con una nuova ispirata preghiera a San Giuseppe.
L’Anno Speciale di San Giuseppe si è appena concluso ma prosegue il ciclo di catechesi dedicatogli da papa Francesco. Nell’Udienza Generale di oggi, il Santo Padre si è soffermato su una caratteristica di Giuseppe, che emerge dai Vangeli.
Il silenzio ci spaventa ma è prezioso
L’assenza di parole di San Giuseppe nei Vangeli non rivelano tanto un’indole “taciturna” quanto un atteggiamento nei confronti di Dio, ben descritto da Sant’Agostino: «Nella misura in cui cresce in noi la Parola – il Verbo fatto uomo – diminuiscono le parole». Già nel Vangelo, Giovanni Battista, nell’indicare l’arrivo del “Verbo” che è Gesù, dice: «Egli deve crescere e io devo diminuire» (Gv 3,30).
“Il silenzio di Giuseppe – ha proseguito il Pontefice – non è mutismo; è un silenzio pieno di ascolto, un silenzio operoso, un silenzio che fa emergere la sua grande interiorità”. Gesù stesso, cresciuto “con l’esempio quotidiano di Maria e Giuseppe”, cercherà spesso “spazi di silenzio nelle sue giornate (cfr Mt 14,23) e inviterà i suoi discepoli a fare tale esperienza”.
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Una dimensione spirituale improntata al silenzio “non è facile”, anzi, “un po’ ci spaventa, perché ci chiede di entrare dentro noi stessi e di incontrare la parte più vera di noi”. Come scriveva Pascal, «tutta l’infelicità degli uomini proviene da una cosa sola: dal non saper restare tranquilli in una camera».
Ne uccide più la lingua che la spada
A fronte di un silenzio che allena l’anima alla santità, esistono parole che diventano “adulazione, vanagloria, bugia, maldicenza, calunnia”. Come ricorda il libro del Siracide, «ne uccide più la lingua che la spada» (28,18). Gesù afferma che “chi parla male del fratello e della sorella, chi calunnia il prossimo, è omicida” (cfr Mt 5,21-22). Il Papa ha quindi ammonito: “Pensiamo a tutte le volte che abbiamo ‘ucciso con la lingua’, ci vergogneremo ma ci farà tanto bene”.
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Analogamente l’apostolo San Giacomo riflette sul “potere, positivo e negativo, della parola”, con la quale “benediciamo il Signore e Padre” e con cui “malediciamo gli uomini, che sono fatti a somiglianza di Dio”. Imparando dal silenzio di San Giuseppe, possiamo coltivare “quello spazio di interiorità nelle nostre giornate in cui diamo la possibilità allo Spirito di rigenerarci, di consolarci, di correggerci”.
La nuova preghiera a San Giuseppe
Come nelle ultime udienze generali, Francesco ha concluso la catechesi con una nuova preghiera a santo sposo della Vergine Maria.
San Giuseppe, uomo del silenzio,
tu che nel Vangelo non hai pronunciato nessuna parola,
insegnaci a digiunare dalle parole vane,
a riscoprire il valore delle parole che edificano,
incoraggiano, consolano, sostengono.
Fatti vicino a coloro che soffrono
a causa delle parole che feriscono,
come le calunnie e le maldicenze,
e aiutaci a unire sempre alle parole i fatti. Amen.
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