Tra i nuovi Santi, proclamati recentemente, c’è anche il “frate del Deserto”. Fonte di ispirazione per molti e anche guida, per un certo periodo, anche del Pontefice. Tanto che l’ha voluto ringraziare pubblicamente durante un incontro.
L’essenzialità, l’umiltà e la condivisione con i poveri. Papa Francesco, quando era giovane, ha iniziato ad apprezzare sin da subito le qualità di questo Santo.
Una santità che si attendeva da tempo per un uomo, un frate, che ha fatto anche dello stare nel deserto un perno della sua vita. Il tutto sempre accompagnato da Gesù, nella sua piena contemplazione e senza mai allontanarsi dai suoi insegnamenti.
E, proprio domenica 15 maggio, la Chiesa tutta l’ha innalzato agli onori degli altari. Lui è Charles De Foucauld, conosciuto ai più semplicemente come “Carlo di Gesù”. Esploratore del deserto del Sahara, studioso della lingua e della cultura dei Tuareg, ma soprattutto un uomo che sente la necessità di conoscere Dio, anche dopo un periodo di allontanamento.
In tanti lo hanno guardato ed hanno visto in lui un modello da imitare: “Quant’è contento il Signore di vedere che lo si imita nella via della piccolezza, dell’umiltà, della condivisione con i poveri” – ha dichiarato, con gioia, il Pontefice, incontrando proprio l’Associazione Famiglia Spirituale Charles de Foucauld, in occasione della canonizzazione del santo frate.
Ebbe sì, perché Charles ha guidato anche parte della vita di Papa Francesco, come lui stesso ha affermato: “Vorrei ringraziare San Charles de Foucauld, perché la sua spiritualità mi ha fatto tanto bene quando studiavo la teologia, un tempo di maturazione e anche di crisi” – riporta Acistampa.
Una spiritualità che Papa Bergoglio leggeva, che l’ha aiutato a superare anche momenti di crisi, per tornare a trovare la via semplice di Gesù, alla quale era stato chiamato e destinato. Una via sempre più vicina a Gesù e, per questo, “ringrazio il Santo e do testimonianza di questo, perché mi ha fatto tanto bene” – ha continuato nel suo incontro.
Papa Francesco, come riporta Acistampa, ha aggiunto anche come Chiesa “abbiamo bisogno di tornare all’essenziale, di non smarrirci in tante cose secondarie, con il rischio di perdere di vista la purezza semplice del Vangelo”. Come lo stesso San Charles ci insegna, vivere il nostro esser cristiani come “fratelli di tutti”, a partire dai più poveri e lontani.
Un Santo che è vissuto nella semplicità e nell’essenzialità, perché sia d’esempio e modello per ciascuno di noi.
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