Parola di Santa Caterina:” I preti sono amministratori del Sole”
Mai come oggi i peccati dei ministri di Dio allontanano le persone dalla Chiesa, il lavoro di pulizia avviato dal Papa ha messo in mostra un lato oscuro che giaceva sepolto in alcuni ministri del Signore e questo ha causato una disaffezione da parte della comunità. Per quanti ministri abbiano commesso peccati gravi, anche nei confronti della comunità (i casi di pedofilia sono quelli che intaccano maggiormente la fede della comunità nei suoi ministri) ce ne sono molti di più che tramite la guida di Gesù Cristo aiutano le persone a trovare conforto ed a ricevere la grazia dell’agnello sacrificale.
Una persona di fede sa bene che la sua fiducia va riposta nei sacramenti ed in ciò che la Chiesa rappresenta, ma ciò nonostante in molti si domandano come riconoscere il parroco di cui fidarsi, ed il dubbio su come riportare i fedeli a riporre nuovamente la loro fiducia nella Chiesa e nei ministri del signore si annidato anche nelle menti dei teologi, come fare allora a sapere quale ministro è degno per assolvere i propri peccati e portare in noi il sangue di Cristo?
La risposta a questa domanda ce la fornisce Don Giacomo Panfilo e lo fa attraverso le parole di Santa Caterina e di San Francesco. Don Panfilo, come ogni parroco, è cosciente del suo status di peccatore (in quanto ogni uomo lo è anche se ministro di Dio) e come ogni uomo di Chiesa si interroga spesso sul suo ruolo e sulla sua adeguatezza come ministro di Dio, interrogativi a cui ha trovato risposta grazie ad uno scritto da Don Tobia Musitelli (Sacerdote bergamasco morto giovanissimo negli anni ’40) intitolato ‘Il diacono dell’amore’, dove vengono citate le parole di Santa Caterina che descrivono i sacerdoti come “Amministratori del Sole”, questa la definizione data da Santa Caterina:
“Io, Dio, son fatto uomo e l’uomo Dio, per l’unione della mia natura divina nella vostra natura umana! Questa è la grandezza data a tutte le creature dotate di ragione; ma fra queste ho eletto i miei ministri per la vostra salvezza, affinché per mezzo loro vi fosse somministrato il Sangue dell’umile e Immacolato Agnello, l’Unigenito mio Figlio. A costoro ho dato di amministrare il Sole,… il Corpo del Figlio mio! Questo Corpo è un Sole, perché è una cosa sola con me, che sono il Sole vero”.
Data la definizione si passa al valore dei sacramenti in relazione ai peccati dei sacerdoti:
“Nessun loro difetto toglie la perfezione al Sangue né ad alcun sacramento, perché giá ti dissi che questo Sole non si lorda per nessuna immondizia, e non perde la sua luce per tenebre di peccato mortale che fosse in colui che lo ministra o in colui che lo riceve. Infatti, la sua colpa non può apportare nessuna lesione ai sacramenti della santa Chiesa, né può diminuire la loro virtú; ma piuttosto diminuisce la grazia, e cresce la colpa in colui che lo amministra e in colui che lo riceve indegnamente”.
Da quanto affermato risulta chiaro che per quanto grave possa essere il peccato di un ministro, questo non può macchiare la figura di Dio ne dei suoi sacramenti, per questo Dio attraverso Santa Caterina afferma: ”Se tu mi chiedessi… perché non voglio che nemmeno a causa di loro eventuali difetti diminuisca la riverenza verso i miei Ministri, ti risponderò dicendoti: perché ogni atto di rispetto verso di loro non è fatto a loro ma a Me, in virtù del Sangue che io ho dato loro da somministrare”.
Don Giacomo Panfilo cita infine San Francesco, spiegandoci che anche lui, ben prima di Santa Caterina era arrivato alle stesse conclusioni grazie all’intercessione divina, queste le parole di San Francesco: “Dobbiamo venerare e usare reverenza verso i chierici, non tanto per loro stessi, se sono peccatori, ma per l’ufficio e amministrazione del santissimo corpo e sangue di Cristo, che sacrificano sull’altare e ricevono e amministrano agli altri”.
Lo scritto di Don Giacomo Panfilo non vuole essere una giustificazione ai peccati dei sacerdoti, peccati che ogni uomo commette e per i quali bisogna rimettersi a Dio, ma vuole concedere ai fedeli un conforto nel caso in cui abbiano perso la fede nei ministri del Signore e rassicurarli sul fatto che in qualunque caso, qualunque siano i peccati del Sacerdote, la loro salvezza è garantita da Dio e dalla sua Chiesa.