Parrocchia denunciata in tribunale: aveva detto no all’evento Lgbt

Una parrocchia di Vancouver è stata denunciata da un’associazione Lgbt per essersi rifiutata di ospitare una raccolta fondi.

Il giudice che si occupa del caso ha ritenuto che la denuncia vada discussa in un’aula di tribunale.

Il Caso

Nelle ultime 24 ore tutti i siti d’informazione cristiana stanno parlando del caso della parrocchia di White Rock (Columbia Britannica, vicino Vancouver). La maggior parte dei quali fa riferimento all’articolo pubblicato su ‘mapleridgenews‘. Questo perché, a quanto pare, il giudice del tribunale dei diritti umani della provincia canadese ha ritenuto che la chiesa cattolica possa aver calpestato i diritti di alcuni cittadini di orientamento omosessuale. Nelle prossime settimane, dunque, la parrocchia dovrà difendersi dalle accuse di violazione dei diritti in tribunale.

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Tutto è cominciato nel marzo dello scorso anno, quando l’associazione LGBT White Rock Pride Society ha chiesto alla parrocchia ‘Stella Marina’ informazioni sull’affitto della saletta accanto alla chiesa che è aperta ad eventi privati. Una volta conosciuto lo scopo per il quale veniva affittata, l’Arcivescovo ha opposto il suo veto. Questa la motivazione: la tipologia di evento che si vuole organizzare è contrario agli insegnamenti della Chiesa.

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La parrocchia dovrà difendersi in tribunale

Nel giugno del 2019 l’associazione Lgbt ha citato in giudizio alla corte dei diritti umani la parrocchia per violazione dei diritti. Come difesa dall’accusa la chiesa si è opposta chiedendo il rigetto della denuncia. La motivazione di tale richiesta nella necessità per un istituzione religiosa di utilizzare i propri spazi senza contraddire i propri insegnamenti. Il giudice, pur ritenendo valida la motivazione addotta, ha fatto notare che la sala è adibita all’organizzazione di eventi privati; dunque non espressamente collegata all’attività religiosa.

Pur non conoscendo a fondo le leggi canadesi, preme fare alcune considerazioni di buon senso. Il fatto che la sala possa essere affittata per usi differenti da quelli religiosi non implica necessariamente che possa essere utilizzata per qualsiasi scopo. In quanto proprietaria dello spazio concesso, infatti, la parrocchia dovrebbe essere libera di decidere se e a chi affittare lo stesso. Inoltre la presunta discriminazione o la violazione di diritto in questo caso si scontra con la libertà di pensiero e con quella religiosa.

La parrocchia infatti non si è opposta alla manifestazione in sé impedendo all’associazione di effettuarla. Ha semplicemente negato che venisse effettuata all’interno della sua proprietà. D’altronde a livello d’immagine, permettere lo svolgimento di una simile manifestazione avrebbe implicato un’adesione all’evento stesso. Esattamente quanto fatto notare dall’arcivescovo quando ha, senza voler offendere nessuno, negato lo spazio all’associazione LGBT.

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Luca Scapatello

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