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Parrocchie, la rivoluzione della Santa Sede. No a tariffe, laici protagonisti

L’Istruzione della Congregazione per il clero, diffusa in queste ore dalla Santa Sede, propone un vero e proprio riassetto delle parrocchie in vista delle esigenze “missionarie” del tempo che stiamo vivendo.

Oltre che di una netta e maggiore attenzione per i poveri, nello stile assunto da Papa Francesco fin dall’inizio del suo Pontificato. Tra le indicazioni fatte nel documento, spicca la netta esortazione a cancellare le tariffe per Messe e Sacramenti, che dovranno essere proposte solo in forma volontaria e non essere imposte come una sorta di tassa o tariffario.

Maggiore protagonismo ai laici in parrocchia. L’invito della Santa Sede

Altro messaggio chiaro è quello che invita a dare maggiore protagonismo ai laici nelle parrocchie, anche quando non sono battezzati. Questi, in via eccezionale, potranno addirittura celebrare battesimi, funerali e matrimoni. Tuttavia, non potranno certamente assumere il ruolo di parroci. Una vera rivoluzione copernicana, che cerca in qualche modo di sopperire, in via “eccezionale”, alle problematiche generate nelle realtà in cui si verifica una carenza di sacerdoti.

Nell’Istruzione sulle parrocchie infatti si legge che “il Vescovo, a suo prudente giudizio, potrà affidare ufficialmente alcuni incarichi ai diaconi, alle persone consacrate e ai fedeli laici, sotto la guida e la responsabilità del parroco”.

L’appello. Messe e Sacramenti non possono avere un prezzo da pagare

Il Vaticano sottolinea nel testo diffuso che Messe e sacramenti non possono essere legati in alcun modo a un “prezzo da pagare” oppure a “una tassa da esigere”. Non è cioè possibile “dare l’impressione che la celebrazione dei sacramenti, soprattutto la Santissima Eucaristia, e le altre azioni ministeriali possano essere soggette a tariffari”.

L’invito che viene dal Vaticano è cioè quello di fare in modo che nella Chiesa ci sia posto per tutti, come da dettato evangelico, tuttavia troppo spesso disatteso. Nella famiglia di Dio tutti possono trovare posto, come tutti gli uomini sono stati prima accolti da Gesù, e poi da Lui redenti attraverso il sacrificio della croce.

L’evangelizzazione è del Popolo di Dio, ciascuno nella propria vocazione

E non si tratta solo di questo. Per la Santa Sede, come da tematica molto cara a Papa Francesco, è lo stesso popolo di Dio ad evangelizzare. Il Popolo santo di Dio, come lo ha chiamato spesso Bergoglio nelle sue omelie e catechesi. Ciascuno, infatti, è chiamato a evangelizzare il prossimo secondo la propria vocazione. Oltre che, ovviamente, per le responsabilità che gli competono. Che, nel caso dei laici e delle parrocchie, diventano così sempre più importanti e crescenti, almeno nei casi in cui vi sia necessità.

Un immagine del momento dell’offertorio – www.parrocchiemolfetta.it

L’istruzione pubblicata a cura della Congregazione per il clero, che si intitola “La conversione pastorale della comunità parrocchiale al servizio della missione evangelizzatrice della Chiesa”, insomma non ci gira intorno con mezzi termini. Il testo si propone infatti come una vera e propria sintesi delle attività intimamente connesse alla vita della Chiesa fin dal suo fulcro più profondo, le parrocchie.

Una chiamata ad operare insieme valorizzando ogni carisma

La chiamata è quella a operare insieme, con l’obiettivo di valorizzare ogni specifico carisma. Il tutto per un armonia superiore e maggiore. Tesa cioè a comporre in maniera nuova la realtà fondamentale delle parrocchie. Le stesse parrocchie che hanno bisogno di nuovo slancio per recuperare quel ruolo sociale purtroppo, spesso, perduto. O comunque messo in disparte.

Cercando quindi di stare ben lontani da mali e storture indicati spesso dal Pontefice, come ad esempio l’eccesso di clericalismo per i laici e di laicizzazione per il clero. Oppure, della tendenza ad eccedere nel funzionalismo, vedendo nelle parrocchie piccole strutture da gestire con le modalità aziendalistiche, che guardano solo ai risultati immediati. E non alla bontà delle proprie azioni secondo gli occhi del Signore.

Novità non legislative, ma per un maggiore discernimento pastorale

Non ci sono perciò novità di tipo “legislativo”, ma solamente indicazioni per un migliore discernimento pastorale, per scacciare errori e storture. Mettendo al primo piano la chiamata ad una “Chiesa in uscita”, termine che risuona nella Chiesa fin dalle prime battute del Papa argentino. Una Chiesa cioè che sappia leggere la realtà contemporanea e proporre al meglio la sua Parola in un contesto socio-culturale che cambia con rapidità impressionante, spesso difficile da leggere e da intercettare nei nuovi stili e bisogni emergenti.

Altro invito è quello di fare in modo che le parrocchie smettano di ragionare solo ed esclusivamente su base territoriale, ma che al contrario si facciano anche promotrici di “una pastorale di vicinanza e di cooperazione tra diverse comunità”. Esempi come quelli delle unità pastorali e delle zone pastorali, chiamate ad incrementare i legami tra centro e periferie, sono da prendere a modello per la vita parrocchiale.

Diritto e profezia, spiega il documento, si devono “coniugare per il maggior bene della comunità”. 

Giovanni Bernardi

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