Gesù patì inauditamente nel corpo e nello spirito nella sua Passione, tesoro di salvezza insondabile che non potremo mai comprendere. Ma non tutti conoscono quali sofferenze.
I Dolori mentali e spirituali della Passione di Gesù, riportati come otto grandi afflizioni, furono rivelati particolarmente da Gesù a Santa Camilla Battista da Varano (Camerino, 9 aprile 1458 – Camerino, 31 maggio 1524). In questo stralcio tratto dalla sua autobiografia possiamo cogliere quanto Gesù ci ha amato ed ha sofferto pr noi, meditando in questo giorno sulla Sua Passione.
“O Dio mio, avendomi detto quanto fu grande il dolore, dimmi quante furono le pene che hai portato nel tuo cuore”. Ed Egli le rispondeva dolcemente:
“Sappi, figliola, che furono innumerevoli ed infinite, perché innumerevoli ed infinite sono le anime, mie membra, che si separavano da me per il peccato mortale. Ciascuna anima infatti si separa e disgiunge tante volte da me, suo Capo, per quante volte pecca mortalmente.
Questa fu una delle pene crudeli che io portai e sentii nel mio cuore: la lacerazione delle mie membra.
[…] Ma la pena crudele che mi straziava era vedere che le suddette infinite mie membra, cioè tutte le anime dannate, mai, mai e mai più si sarebbero riunite a me, loro vero Capo.
Al di sopra di tutte le altre pene che hanno e che potranno avere eternamente quelle povere anime sventurate, è proprio questo “mai, mai” che in eterno le tormenta e tormenterà.
Mi straziò tanto questa pena del “mai, mai”, che io avrei immediatamente scelto di patire non una volta sola ma infinite volte tutte le disgiunzioni che furono, sono e saranno, purché avessi potuto vedere non tanto tutte, ma almeno un’anima sola riunirsi ai membri vivi o eletti che vivranno in eterno dello spirito di vita che procede da me, vera vita, che do vita ad ogni essere vivente. […]
“L’altro dolore che mi trafisse il cuore fu per tutti gli eletti. Sappi infatti che tutto ciò che mi afflisse e tormentò per i membri dannati, allo stesso modo mi afflisse e tormentò per la separazione e disgiunzione da me di tutti i membri eletti che avrebbero peccato mortalmente.
Quanto erano grandi l’amore che eternamente avevo per loro e la vita alla quale essi si univano operando il bene e da cui si separavano peccando mortalmente, altrettanto era grande il dolore che sentii per loro, vere mie membra […]
In breve, provai e sentii così chiaramente e vivamente ogni sofferenza piccola o grande di tutti gli eletti ancora in vita, come tu vivamente proveresti e sentiresti se ti percuotessero l’occhio, la mano, il piede o qualche altro membro del tuo corpo.
Pensa allora quanti furono i martiri e quante specie di torture sostenne ciascuno di essi e poi quante furono le sofferenze di tutti gli altri membri eletti e la varietà di quelle pene […]
Per divina giustizia bisogna che a queste sofferenze corrispondano le gioie, le glorie e i premi; ma io provai e sentii nella loro diversità e quantità le pene che gli eletti, avrebbero sofferto dopo la morte in purgatorio a causa dei loro peccati, chi più e chi meno secondo quanto avevano meritato.
Questo perché non erano membra putride e staccate come i dannati, ma erano membra vive che vivevano in me Spirito di vita, prevenute con la mia grazia e benedizione. […]
[…] devo ancora dirti cose amarissime e specialmente circa quell’acuto coltello che passò e trafisse la mia anima, cioè il dolore della mia pura e innocente Madre, che per la mia passione e morte doveva essere tanto afflitta e accorata che mai fu né sarà una persona più addolorata di lei.
Perciò in paradiso l’abbiamo giustamente glorificata ed innalzata e premiata sopra tutte le schiere angeliche ed umane. […]
Ma sappi che tutto quello che soffrii e sopportai io, Dio umanato, soffrì e patì la mia povera e santissima Madre: salvo che io soffrii in grado pio alto e perfetto perché ero Dio e uomo, mentre lei era pura e semplice creatura priva affatto di divinità.” […]
“E che dolore pensi tu che io abbia sostenuto per la pena e l’afflizione della mia diletta discepola e benedetta figliola Maria Maddalena?
Mai potreste comprenderlo né tu né altra persona, perché da lei e da me hanno avuto fondamento e origine tutti i santi amori spirituali che mai furono e saranno […]
[…] Così vuoi essere ogni anima quando mi ama e desidera affettuosamente: non si dà pace né riposa se non in me solo, suo amato Dio.
Insomma, fu tanto il dolore di questa mia benedetta cara discepola che, se io somma potenza non l’avessi sostenuta, sarebbe morta […]
“L’altro dolore che accoltellava l’anima mia era la continua memoria del santo collegio degli Apostoli, colonne del cielo e fondamento della mia Chiesa in terra, che io vedevo come sarebbe stato disperso quali pecorelle senza pastore e conoscevo tutte le pene e martirii che avrebbero dovuto patire per me.
Sappi dunque che mai un padre ha amato con tanto cuore i figli né un fratello i fratelli né un maestro i discepoli come io amavo gli Apostoli benedetti, dilettissimi miei figlioli, fratelli e discepoli.
[…] Per essi infatti, più che per me, pronunciai quell’amara parola: ‘La mia anima è triste fino alla morte’, data la grande tenerezza che provavo nel lasciarli senza di me, loro padre e fedele maestro. Ciò mi procurava tanta angustia che questa separazione fisica da loro mi sembrava una seconda morte […]
[…] ‘O Giuda, che ti ho fatto perché tu così crudelmente mi tradisca? O sventurato discepolo, non è questo l’ultimo segno d’amore che ti voglio mostrare? O figliolo di perdizione, per quale motivo ti allontani così dal tuo padre e maestro? O Giuda, se desideri trenta denari, perché non vai dalla Madre tua e mia, pronta a vendere se stessa per scampare te e me da un pericolo così grande e mortale?
O discepolo ingrato, io ti bacio con tanto amore i piedi e tu con grande tradimento mi bacerai la bocca? Oh, che pessimo contraccambio mi darai! Io piango la tua perdizione, o caro e diletto figliolo, e non la mia passione e morte, perché non sono venuto per altro motivo’.
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“Pensa un poco (figliola mia) quanto grande fu il colpo come di freccia con cui mi trafisse e mi accorò il popolo giudaico, ingrato ed ostinato.
Io l’avevo reso popolo santo e sacerdotale e l’avevo eletto a mia parte di eredità, al di sopra di tutti gli altri popoli della terra. […]
Figliola mia, non lo può comprendere se non chi lo prova, che dolore sia ricevere ogni male da chi ha ricevuto ogni bene!
Quanto è duro per chi è innocente sentirsi urlare da tutta la gente: ‘Muoia! muoia!’, mentre a chi è prigioniero come lui ma si sa che merita mille morti viene gridato dal popolo: ‘Viva! Viva!’.
Queste sono cose da meditare e non da raccontare”.
[…] Tu, Signore, per grazia sei nato nell’anima mia e mi hai mostrato la via e donato la luce e il lume della verità per giungere a Te […]
Ma chi ti ha crocifisso? lo.
Chi ti ha flagellato alla colonna? Io.
Chi ti ha coronato di spine? Io.
Chi ti ha abbeverato di aceto e fiele? Io”[…]
(Tratto da: “Autobiografia e i dolori mentali e spirituali di Gesù nella sua Passione” di Santa Camilla Battista da Varano)
Elisa Pallotta
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