Meno male che la diocesi è intervenuta e ha riportato alla normalità delle cose una situazione alquanto paradossale, il ripensamento del sacerdote oltre che opportuno era necessario. E le motivazioni che hanno spinto la curia ad intervenire a favore del presepe nel cimitero civico di Cremona, sono legittime e sacrosante:
«Integrazione non presuppone l’annullamento delle radici»
Per ora c’è solo lo ‘scheletro’ in mattoni di tufo della capanna, nei prossimi giorni cominceranno ad arrivare le statue e la stella cometa. Sono cominciati, sabato pomeriggio, e termineranno martedì i lavori per allestire il presepe all’ingresso del Civico cimitero di Cremona. Inizialmente il nuovo cappellano del camposanto, don Sante Braggiè,
aveva deciso di rinunciare al presepe, inaugurato nel 2010 dal suo predecessore don Oreste Mori, per una serie di motivi compreso il fatto che il simbolo del Natale poteva essere “una mancanza di rispetto per i fedeli delle altre religioni, urtare la sensibilità degli islamici, ma anche degli indiani e degli atei”. Sono scoppiate polemiche e il sacerdote ci ha ripensato. Sul caso è intervenuta la Diocesi che, da una parte, ha difeso il cappellano e, dall’altro, ha commentato: “La giusta integrazione e l’incontro fraterno tra appartenenti ad altre fedi non presuppongo l’annullamento delle proprie radici e identità, ma chiedono il rispetto, lo scambio reciproco e la conoscenza delle diverse tradizioni religiose tanto più quando esse – come il Natale – trasmettono un messaggio di pace”. Ha preso posizione anche la giunta comunale (centrosinistra): “Il presepe non è né di destra né di sinistra e non può essere strumentalizzato per propaganda politica”.