Il Papa ha infatti aperto i lavori del convegno sul “Global Compact on Education” con un videomessaggio. Si tratta di un patto globale per l’educazione che Francesco ha lanciato oltre un anno fa.
Il Patto globale per l’educazione lanciato dal Papa
Purtroppo però il Coronavirus ha condizionato il programma del Papa che oggi segna un nuovo passo. Per il Pontefice, infatti, “solo cambiando l’educazione si può cambiare il mondo”. Parole che indicano un cammino all’intera umanità, “un invito che non possiamo non accogliere”, come ha commentato il direttore dell’Ufficio nazionale per l’educazione, la scuola e l’università della Conferenza episcopale italiana Ernesto Diaco.
La Congregazione per l’Educazione cattolica descrive infatti il progetto del Papa un “Patto per generare un cambiamento su scala planetaria, affinché l’educazione sia creatrice di fraternità, pace e giustizia”. L’educazione è infatti da sempre una grande passione del Pontefice, fin dalla sua esperienza argentina di arcivescovo di Buenos Aires.
L’importanza per la Chiesa delle giovani generazioni
Più volte il Papa ha parlato, nell’ambito del suo magistero, dell’importanza dell’educazione delle giovani generazioni. Nell’esortazione Evangelii gaudium, il manifesto programmatico del suo Pontificato, ha chiesto sviluppare una cultura dell’incontro. Nella Laudato si’, l’enciclica ecologica, Francesco ha chiesto di educare all’alleanza tra l’umanità e l’ambiente.
Infine, nell’ultimo testo, “Fratelli tutti”, ha parlato della necessità di un patto sociale e culturale. Ora con questa proposte Francesco “ci dice che è sempre il tempo dell’educazione, come scrivevano i vescovi italiani dieci anni fa chiedendo di stringere delle alleanze educative”, ha affermato Diaco. “La Chiesa italiana ha risposto all’invito del Papa prima di tutto nelle diocesi, nelle parrocchie e nei diversi gruppi ecclesiali. Le scuole cattoliche, in particolare, si sono subito coinvolte nei temi indicati da Francesco”.
La risposta della Chiesa italiana per l’educazione
Sono stati infatti pubblicati nell’ambito della Chiesa italiana, anche il “decalogo per l’educazione”, e un sussidio con riflessioni ed esperienze. Educare infatti, come spiega il presidente della Fraternità di CL Julian Carron nel suo volume “Educazione”, significare comunicare sé stessi ma anche capire come oggi vengono educati i giovani e quali sono i loro modelli di riferimento.
O meglio, dove gli antidoti alla violenza, all’individualismo, alla mercificazione del corpo, al nichilismo, a tutti quei movimenti della società che vanno in direzione contraria al bene, al bello, e in ultima alla verità che Cristo ha portato all’umanità. “La risposta al problema educativo non può essere una teoria, deve essere qualcosa che si offre nell’esperienza”, dice infatti Carron. “È inutile fornire una risposta se non c’è un “corpo” in cui la si può vedere incarnata”.
L’educazione parte non da teorie ma da un incontro con il Signore
In sostanza l’educazione dei figli è anche una chiamata per gli adulti, a riscoprire il Signore e come vivere la sua Parola fino in fondo. “Solo se verifichiamo noi, nella nostra esperienza, che la proposta cristiana rappresenta la soluzione al problema della vita, possiamo comunicarla agli altri”, spiega il presidente della Fraternità di CL. Che fanno risuonare le parole di Benedetto XVI nell’Enciclica Deus Caritas Est.
“All’inizio dell’essere cristiano non c’è una decisione etica o una grande idea, bensì l’incontro con un avvenimento, con una Persona, che dà alla vita un nuovo orizzonte e, con ciò, la direzione decisiva”
Giovanni Bernardi