Siamo di fronte a un tragico paradosso e la minaccia incombe soprattutto sui bambini, vittime di un male che sta dilagando.
Mentre in quasi tutto il mondo, complici la pandemia e le nuove tecnologie, le maglie della privacy si stanno allentando, c’è una categoria che, da questo punto di vista, rimane tutelata.
Stiamo parlando – i lettori si tengano forte – dei pedofili. E la minaccia arriva da Bruxelles. Il prossimo 21 dicembre, infatti, entrerà in vigore il nuovo Codice Europeo delle Comunicazioni.
Il nuovo ordinamento rischierà di neutralizzare gli strumenti informatici utili a scandagliare il “dark web”, che negli ultimi anni avevano posto un argine alla piaga. A lanciare l’allarme è stato Telefono Azzurro durante l’ultima Giornata nazionale contro gli abusi sessuali on line. Tecnicamente parlando, saranno resi illegali mezzi come il PhotoDna o l’antigrooming, finora largamente utilizzati dalle polizie postali, proprio nel contrasto della pedopornografia. Il tutto, ovviamente, in nome della privacy.
Avendo colto il problema, la Commissione Europea ha presentato una proposta di deroga temporanea, che farebbe slittare la riforma di quattro anni. C’è tempo fino al 23 novembre 2021. Si profila quindi una drammatica lotta contro il tempo per salvare migliaia di minori dalle grinfie dei pedofili.
Negli ultimi dieci anni, le segnalazioni di abusi sono cresciute da un milione a 17 milioni. Nello stesso arco di tempo, nella sola Unione Europea, le segnalazioni sono salite da 23mila a 725mila. Soltanto nel 2020, i “filtri antipedofilia” hanno permesso di individuare 70 milioni di foto e video illeciti, di cui 3 milioni nell’Unione Europea. Se passasse il nuovo Codice, tutte queste operazioni non sarebbero più possibili.
“È da anni che lo denunciamo – è stato il commento di don Fortunato Di Noto, presidente di Meter Onlus sulla pagina Facebook – basta leggere i report Meter, da molti anni, e siccome lo diceva e lo denuncia un prete mi ridevano in faccia e qualcuno mi beffeggiava: perché non si fa i ca…… suoi. Già proprio così!”.
Don Fortunato, poi, ricorda i circa 65mila protocolli di segnalazioni “inoltrate da Meter alle polizie di mezzo mondo e ai Server Provider. Che fine hanno fatto? – si è domandato il sacerdote –. Un senso di frustrazione si solleva…. perché i potenti del mondo non agiscono contro questo scempio? Ecco, ditemelo voi…”.
La notizia del “colpo di spugna” pro pedofilia arriva a poche settimane da un caso che ha profondamente inquietato l’America. Secondo il New York Times, Pornhub avrebbe diffuso video pornografici in cui appaiono anche dei minori. Come se non bastasse, la discussa piattaforma avrebbe persino lucrato sul revenge porn.
Effettivamente, nel febbraio 2020, Pornhub era stato smascherato nel caricare il video di una quindicenne, vittima della tratta di esseri umani. La ragazza aveva un documento falso da maggiorenne ed era stata costretta ad abortire dal suo rapitore.
A dispetto di questi episodi, Pornhub, con grande sicumera, si era autoproclamata la “piattaforma per adulti più sicura del mondo”. Nulla di più capzioso e assurdo: che sia “legale” o “per adulti”, per la sua stessa natura, la pornografia non può e non potrà mai avere nulla di sicuro.
Luca Marcolivio
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