A 50 giorni dalla Santa Pasqua, si celebra l’effusione dello Spirito Santo, la Pentecoste, che da inizio all’opera missionaria della cristianità.
La Pentecoste chiude il Tempo di Pasqua. Si riprende, poi, il Tempo Ordinario del calendario liturgico.
La Pentecoste è celebrata anche da protestanti e da ortodossi e, con un’accezione diversa, anche dagli ebrei, come si evince dalle Sacre Scritture: “Mentre il giorno di Pentecoste stava per finire, si trovavano tutti insieme nello stesso luogo”.
Ci si riferisce alla Pentecoste ebraica che festeggiava la Shavuot, in ringraziamento per la mietitura, e commemorava anche il cinquantesimo giorno dell’uscita dall’Egitto, nonché il ricordo del dono delle tavole dei Dieci Comandamenti sul Monte Sinai, a Mosè.
Pentecoste: un rombo di tuono e il soffio del vento
Il Vangelo ci racconta cosa avvenne quel giorno: “Venne all’improvviso dal cielo un rombo, come di vento che si abbatte gagliardo e riempì tutta la casa dove si trovavano. Apparvero loro lingue di fuoco, che si dividevano e si posarono su ciascuno di loro; ed essi furono tutti pieni di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue, come lo Spirito dava loro di esprimersi. Si trovavano allora in Gerusalemme giudei osservanti, di ogni Nazione che è sotto il cielo. Venuto quel fragore, la folla si radunò e rimase sbigottita, perché ciascuno li sentiva parlare nella propria lingua”.
Gli Apostoli timorosi o coraggiosi?
Gli Apostoli, dopo la morte di Cristo, pur avendo creduto nella sua risurrezione ed avendo visto più volte, davanti ai loro occhi, in mezzo a loro, il Risorto (prima dell’Ascensione al cielo), facevano fatica a parlare di quei fatti ad altri. Probabilmente, avevano il timore di essere arrestati e giustiziati come Cristo stesso. Si erano rintanati, dunque, nel Cenacolo o si spostavano timorosi, da un luogo all’altro. Erano come un gregge senza pastore e attendevano di capire cosa fare, ora che erano rimasti soli -apparentemente- senza il Maestro.
La discesa dello Spirito Santo dissipò ogni incertezza, diede loro la facoltà e la forza di rendersi testimoni di ciò di cui, fino ad allora, erano stati tutti protagonisti. Del resto, era stato Gesù stesso ad annunciare il Consolatore: “Queste cose vi ho detto quando ero ancora tra voi. Ma il Consolatore, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, egli v’insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto. Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore”.
Lo Spirito Consolatore diede coraggio ai primi missionari di Cristo
Il Consolatore concesse loro diversi doni, come quello di poter convertire la gente nella loro stessa lingua, ma, soprattutto, diede loro il coraggio di affrontare qualunque cosa, in Nome di Dio. Ciò che accadde a Pentecoste, dunque, avviò tutto quello che la storia della Chiesa ha potuto, poi, raccontare nel corso dei secoli: i primi cristiani -come i missionari di oggi- sfidarono le autorità e la morte, perché estremamente convinti della fedeltà dovuta al Signore, e propagarono il Vangelo in tutto il mondo conosciuto. Le parole, fino ad allora annunciate dai Profeti, presero vita ancor di più e la Sacra Scrittura con esse.
La Pentecoste nella devozione popolare
In passato, durante tutta la settimana dopo la Pentecoste, si vietava il lavoro nei tribunali e quello a servizio. Il Concilio di Costanza (1415) e altre modifiche, fino all’ultima di Papa Pio X nel 1911, limitarono, mano a mano, questa osservanza.
Alla Messa di Pentecoste, il colore dell’abito del sacerdote è rosso, simbolo dello Spirito Santo e delle sue lingue di fuoco. Fino a qualche anno fa (e forse ancora oggi, in qualche piccola cittadina italiana), si usava far scendere dall’alto, sui fedeli riuniti per la Messa, dei petali di rose rosse.
Antonella Sanicanti
Segui tutte le nostre News anche attraverso il nuovo servizio di Google News, CLICCA QUI