È morta la donna missionaria che ha donato tutta la sua vita per gli ultimi e per le cui virtù era definita all’unanimità la “MadreTeresa” dell’Africa.
Lei era Maria Negretto, una missionaria in Africa che aveva aiutato proprio tutti, specialmente i più bisognosi, durante la sua permanenza in Camerun. “Dentro di me sentivo una forza che mi spingeva verso i più deboli” – raccontava.
Di sicuro, adesso, starà guardando dal Paradiso tutti coloro che, nel corso della sua vita, ha aiutato e conosciuto. Maria Negretto, la Madre Teresa d’Africa, come da tutti era chiamata, è tornata alla casa del Padre qualche giorno fa.
Maria era un’Annunziatina consacrata nell’istituto secolare Maria SS Annunziata appartenente alla Famiglia Paolina, ed era in missione in Camerun dal lontano 1969. Nata in provincia di Ferrara, aveva deciso di fare della sa vita un vero capolavoro, donandosi a chi aveva più bisogno di lei. Per questo motivo, aveva scelto la via della missione e, per 50 anni, aveva operato in Africa.
Dopo una breve esperienza vocazionale nelle Figlie di San Paolo, ed aver preso il diploma da infermiera professionale, Maria ha lavorato nel reparto di Pediatria dell’Ospedale di Rimini per qualche tempo.
Ma poi ha sentito qualcosa dentro di se: “Dentro di me sentivo una forza che mi spingeva verso i più deboli, quelli ai margini, grazie anche all’insegnamento della mia famiglia e di mia madre che, anche in tempi di difficoltà e povertà, era sempre disponibile ad aiutare un bisognoso quando si presentava alla porta di casa” – raccontava.
Da lì, la scelta di aderire alla proposta di un’associazione italiana attiva in Camerun e di partire. Era il 1969. Durante i suoi primi anni di volontariato, Maria ha girato a piedi per i villaggi della zona, curando i lebbrosi, dando alle mamme che incontrava lezioni di igiene, in particolare a quelle che vedevano morire, a causa della diarrea e della disidratazione, i loro piccoli.
Grazie all’aiuto che le perveniva dall’Italia, Maria ha creato due dispensari, i quali crescendo, sono entrati nella rete sanitaria diocesana e diventando dei centri di eccellenza per le popolazioni vicine.
Reti di assistenza ed aiuti materiali, l’aiuto dato a tanti minori con i “buoni ufficio” per uscire dalla prigionia, fino alla sua ultima opera assistenziale, ovvero l’implementazione di un sistema di cure palliative nei suoi dispensari. Maria è riuscita, grazie alla collaborazione di alcuni ospedali italiani, a introdurre una medicina di base per accompagnare alla morte, dando dignità alle persone, specie le più abbandonate.
Una donna che ha donato tutta se stessa per i poveri e per aiutarli a riscattarsi.
Fonte: famigliacristiana
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ROSALIA GIGLIANO
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