Il pensatore e scrittore inglese Hillaire Belloc riteneva che il modo migliore per avere un contatto con Dio fosse quello di esplorare il mondo ed osservare la sua creazione.
Vissuto agli inizi del ‘900, Hillaire Belloc è stato uno dei pensatori cattolici più apprezzati di quel periodo in Inghilterra. Lo scrittore si scontrava con una realtà difficile in cui la nazione aveva da tempo abbandonato la fede cattolica e da poco anche quella cristiana. La religione, insomma, non era più una priorità per il popolo britannico e lui si trovò (suo malgrado) a lottare per riaffermare quelle che erano le radici della società inglese e di tutta l’Europa. Sebbene fosse uno scrittore ed un pensatore di grande talento, il suo pensiero è stato offuscato negli anni da quello del suo grande amico Gilbert Keith Chesterton. In pochi infatti sanno che la conversione al cattolicesimo di Chesterton fu merito proprio di Belloc e che all’epoca quest’ultimo era ritenuto superiore al suo illustre collega e amico se non altro per qualità stilistica.
Hillaire Belloc: le radici cristiane dell’Europa ed il viaggio come strumento per incontrare Dio
Discepolo del cardinale Newman, da cui aveva ereditato lo stile di prosa e la trasparenza di spirito, insieme al suo amico Chesterton, Belloc si è battuto per riaffermare le radici cattoliche dell’Europa. A suo avviso infatti l’unione dell’Europa (distrutta dal doppio conflitto mondiale) non poteva prescindere dalla cristianità che ne aveva posto le radici nei secoli ed infatti affermava: “Perché la Fede è l’Europa e l’Europa è la Fede”. Lo scrittore inglese inoltre sosteneva che il cristianesimo dovesse divenire non più solo religione ma cultura diffusa e che dovesse diffondersi attraverso il concetto di carità che ne è fondante. Per farlo a suo avviso non serviva dimostrare i concetti assoluti ma invitare le persone ad osservare il mondo, poiché attraverso il viaggio è possibile scorgere la gloria di Dio: “La gloria (che, anche se gli uomini non lo sanno, si cela dietro ogni certezza) illumina e dà vita al mondo che noi vediamo e la luce vivente rende le cose reali che ora ci vengono rivelate, superiori a delle verità assolute: esse ci appaiono come verità attive e creative”.
Luca Scapatello