Capita e non di rado, in particolare in situazioni difficili e di sofferenza, di chiederci dove sia Dio. Perché non riusciamo a sentirlo vicino a noi e ci sembra quasi che ci abbia abbondato?
La domanda che un fedele pone ad un sacerdote è quella che può tormentare ciascuno di noi.
Dio è con noi: ma come sentirlo?
La presenza di Dio: sentirlo accanto a noi e dentro il nostro cuore, in ogni momento della nostra vita e nelle situazioni che più ci preoccupano. Ma quante volte ci domandiamo: “Dio dove sei?”, “Perché non mi rispondi o intervieni?” e, con difficoltà, sentiamo la sua presenza in noi.
La preghiera è ciò che ci avvina a Lui, anche quando meno ce ne accorgiamo. Un fedele, ha posto una domanda ad un sacerdote: “Sto facendo un po’ di deserto, in compagnia di preghiera, meditazioni su scritti bellissimi e la Madonna che scoglie i nodi […] Purtroppo, i brutti pensieri che disturbano e nel quale sento di cadere non mi lasciano in pace e molte volte tralascio la Confessione e poi c’è da dire che c’è un altro sentimento che mi “tormenta”: il non riuscire a sentire la voce di Gesù e la paura di andare all’inferno.
In questo periodo devo dire che ho sentito molto la presenza di Gesù: in un’esperienza di lavoro con i bambini; nel sentire una bellissima pace quando prego per le persone che provo rancore; quando mi fermo davanti al Cielo per inviare un saluto a Gesù; l’avere le idee più chiare sul lavoro.
Insomma, sento che a volte mi sento fragile, un po’ “fallimentare” nella Fede (e offro questa “Sofferenza” a Gesù per la Cristianità nel mondo) e alle volte sento il suo abbraccio. Secondo lei come devo prendere queste paure e stati d’animo”.
Il sacerdote: “Quest’esperienza è una delle più belle”
La risposta del sacerdote arriva chiara e precisa: “Sentire anche sensibilmente la presenza di Gesù nella nostra anima è una delle esperienze più belle della vita. È un anticipo di paradiso. Tuttavia non si può diagnosticare la salute della nostra anima con il metro del sentimento. I sentimenti infatti sono di ordine sensitivo, mentre l’esperienza della grazia è di ordine spirituale.
Come si vede, il criterio è inadeguato. In genere il Signore all’inizio della vita spirituale trae a sé attraverso legami di dolcezza, come si evince dalla Sacra Scrittura: “Io li traevo con legami di bontà, con vincoli d’amore, ero per loro come chi solleva un bimbo alla sua guancia, mi chinavo su di lui per dargli da mangiare”.
Quali possono essere, allora, le esperienze che ci avvicinano a Dio e ci fanno sentire la sua presenza? “Ciò significa che queste esperienze Dio le può comunicare anche ad una persona che vive in peccato mortale. Sono grazie attuali, dicono i teologi, che preparano il terreno alla grazia santificante, ma non si identificano ancora con essa.
Inoltre capita non di rado che quando si progredisce nella vita spirituale Dio purifichi privando di tali sentimenti perché la vita cristiana non consiste in queste esperienze ma nella conformazione della nostra volontà con quella di Dio. Gesù ha detto: “Non chiunque mi dice: «Signore, Signore», entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli”.
Perché non sentiamo la presenza di Dio con noi
Senza dire che la presenza sensibile di Dio talvolta non la si sente perché si è stanchi oppure perché si è oppressi da qualche turbamento. Va riconosciuto però che spesso questa consolazione viene meno a motivo del peccato veniale, che attutisce il fervore. Senza dire dei peccati mortali, soprattutto dei peccati carnali, che lo spengono del tutto. Ma questo, grazie a Dio, non è il tuo caso” – commenta Padre Angelo.
Sentire la presenza del Signore fa bene: “Certo, è di grande aiuto sentire anche sensibilmente la presenza di Dio. Per questo la Chiesa nell’orazione dopo il Veni Creator Spiritus domanda al Signore la grazia di godere sempre della sua consolazione.
Ma il criterio della nostra salute spirituale lo troviamo soprattutto nel desiderio di essere costantemente conformati alla volontà sua nell’osservanza dei suoi comandamenti e nella fuga da ciò che ci può separare da lui, e cioè dall’esperienza del peccato mortale” – conclude il sacerdote.
Fonte: amicidomenicani