Molto spesso di fronte a una sofferenza innocente ci chidiamo perché Dio la permetta. Ma la risposta dell’arcivescovo a una bambina di sei anni è a dir poco sorprendente.
L’aneddoto è stato condiviso dal vescovo Joseph Kurtz durante un’intervista a News In Depth, programma televisivo americano della Cbs. La bambina che ha posto la domanda è infatti sorella di un bambino autistico, e nella sua ingenuità ha chiesto il perché al religioso.
“Perché mio fratello è nato con l’autismo?“, è stata la candida domanda della piccola. Una preoccupazione comprensibile da parte di una bimba che vuole bene al proprio fratellino e che non vorrebbe vederlo in difficoltà. Ma la consapevolezza del vescovo nel rispondergli parte dall’assunto che la conoscenza delle cose di Dio supera la comprensione umana.
La domanda che spiazza il religioso
“Beh, sai quando io e te arriveremo in paradiso, e spero che lo faremo entrambi, abbiamo molte domande da porre a Dio”, è stata la risposta del prelato. La bambina gli ha poi confessato che amava molto suo fratello. Il caso volle però che il fratello dell’arcivescovo aveva a sua volta una difficoltà, in quanto afflitto dalla Sindrome di down.
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“Una cosa che sappiamo per certa è che tu ed io saremo cambiati dall’amore che proviamo per nostro fratello”, ha spiegato alla bimba. Ricordandole che “questo è un dono per il quale puoi iniziare a ringraziare Dio“. Il vescovo infatti da sempre si spende sul tema della disabilità, e la motivazione gli è arrivata proprio dalla presenza di suo fratello.
Il vescovo ha aperto il cuore e raccontato la sua storia
“Non riesco a immaginare che due fratelli vadano d’accordo più di noi due”, ha aggiunto il religioso, ricordando che “la vita non è un problema da risolvere, ma un mistero da vivere”. “La realtà è che quando passiamo del tempo con qualcuno, e specialmente con una persona con disabilità, quella persona ha molto da insegnarci“, ha quindi concluso il religioso.
Una consapevolezza che la Chiesa cattolica ha in maniera a dir poco centrale. “Non misuriamo le persone dalla quantità di denaro che hanno o dal loro lavoro, quindi se una persona vive con una disabilità o meno, quella persona è grande agli occhi di Dio e quindi consideriamo ogni persona preziosa“, ha chiosato.
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“Il fatto che quella persona riceva i sacramenti non è solo un bene per la sua vita spirituale, il benessere e l’anima immortale di quella persona, ma è anche un bene per il corpo della Chiesa, il corpo di Cristo“