Perchè nessuno è profeta nella sua patria?

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Stando al solo racconto di Luca, Gesú non ha ancora soggiornato a Cafarnao, e non si racconta che egli abbia compiuto miracoli in quella città per il semplice motivo che non vi si è fermato. Ma prima della sua venuta a Cafarnao la sua presenza è segnalata nella sua patria, che è Nazaret; e cosí egli parla ai suoi concittadini: “Certo mi citerete quel proverbio: medico, cura te stesso. Tutte quelle cose che abbiamo udito essere state fatte a Cafarnao, falle anche qui, nella tua patria” (Lc 4,23). Io credo che un mistero sia nascosto in questo passo, ove Cafarnao, che raffigura i Gentili, passa avanti a Nazaret, che raffigura i Giudei. Gesú, sapendo che nessuno gode di onori nella sua patria, né egli stesso, né i profeti, né gli apostoli, non ha voluto predicare nella sua città e ha predicato tra i Gentili nel timore che i suoi compatrioti gli dicessero: «Certo mi citerete quel proverbio: medico, cura te stesso».

 

Verrà in effetti il tempo in cui il popolo giudeo dirà: «Tutte quelle cose che abbiamo udito essere state fatte a Cafarnao», cioè i miracoli e i prodigi compiuti tra i Gentili, «falle anche presso di noi, nella tua patria», mostra cioè anche a noi ciò che hai mostrato al mondo intero; annunzia il tuo messaggio a Israele, tuo popolo, affinché almeno, “quando la totalità dei pagani sarà entrata, sia salvo allora tutto Israele” (Rm 11,25-26). Per questo mi sembra che, secondo una linea ben precisa e logica, Gesú, rispondendo alle domande poste dai Nazareni, abbia detto loro: “Nessun profeta è bene accolto nella sua patria” (Lc 4,24); e penso che queste parole siano piú vere secondo il mistero che secondo la lettera.

Geremia non è stato ricevuto bene ad Anatot (cf. Ger 11,21), sua patria, né Isaia nella sua, quale essa sia stata, e uguale sorte hanno avuto gli altri profeti: mi sembra pertanto che sia meglio comprendere questo rifiuto intendendo che la patria di tutti i profeti è il popolo della circoncisione che non ha bene accolto né loro, né le loro profezie. Invece i Gentili, che abitavano lontano dai profeti e non li conoscevano, hanno accettato la Parola di Gesú Cristo. «Nessun profeta è bene accolto nella sua patria «, cioè dal popolo giudeo. Ma noi, che non appartenevamo all`Alleanza ed eravamo stranieri alle promesse, abbiamo accolto i profeti con tutto il nostro cuore; e Mosè e i profeti che hanno annunziato il Cristo, appartengono piú a noi che a loro: infatti, per non aver accolto Gesú, essi non hanno accolto neppure coloro che lo avevano annunziato.

Così dopo aver detto: «Nessun profeta è bene accolto nella sua patria», aggiunge: “In verità io vi dico che c`erano molte vedove in Israele ai giorni di Elia, quando il cielo stette chiuso per tre anni e sei mesi” (Lc 4,25). Ecco il significato di queste parole: Elia era un profeta e si trovava in mezzo al popolo giudeo, ma nel momento di compiere un prodigio, benché ci fossero parecchie vedove in Israele, egli le trascurò e venne a trovare “una vedova di Sarepta, nel paese di Sidone” (cf. 1Re 17,9), una povera donna pagana, che raffigurava in se stessa l`immagine della futura realtà. Infatti il popolo di Israele era in preda a una “fame e sete, non di pane e d`acqua, ma di ascoltare la Parola di Dio” (Am 8,11) quando Elia venne da questa vedova, di cui il Profeta parla dicendo: “I figli dell`abbandonata sono piú numerosi dei figli della maritata” (Is 54,1); e, appena arrivato, moltiplicò il pane e il cibo di questa donna.

Eri tu la vedova di Sarepta, nel paese di Sidone, nel paese da cui viene fuori la Cananea (Mt 15,22) che desidera veder guarita la propria figlia e che, a causa della sua fede, merita di vedere accolta la propria preghiera. “C`erano dunque molte vedove in Israele ma a nessuna di esse Elia fu inviato se non alla povera vedova di Sarepta” (Lc 4,26).

Cristo aggiunge ancora un altro esempio che ha il medesimo significato: “C`erano molti lebbrosi in Israele nei giorni del profeta Eliseo, e nessuno di essi fu mondato, salvo soltanto Naaman il Siro” (Lc 4,27), che certamente non apparteneva al popolo di Israele. Considera il gran numero di lebbrosi esistente sino ad oggi “in Israele secondo la carne” (1Cor 10,18); e osserva d`altra parte che è dall`Eliseo spirituale, il nostro Signore e Salvatore, che vengono purificati nel mistero del Battesimo gli uomini coperti dalla sozzura della lebbra, e che a te sono rivolte le parole: “Alzati, va` al Giordano, lavati, e la tua carne ritornerà sana” (2Re 5,10). Naaman si alzò, se ne andò e, bagnandosi, compí il mistero del Battesimo, in quanto “la sua carne divenne simile alla carne di un fanciullo” (2Re 5,14). Di quale fanciullo? Di colui che, “nel bagno della rigenerazione” (Tt 3,5), nascerà in Cristo Gesú, “cui appartengono la gloria e la potenza nei secoli dei secoli. Amen” (1Pt 4,11).

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