La storia di Oney Tapia ci porta in una nuova dimensione; a molti potrebbe apparire solo “buia”, ma, il realtà, gli ha dato modo di sintonizzarsi con la propria spiritualità, con una forza d’animo inattesa, per continuare a vedere, meglio di prima, e amare la vita così com’è: bellissima.
Si, Topia è ora un non vedente, ma solo da qualche anno.
Arriva in Italia, da Cuba, nel 2002 per giocare in una squadra di baseball veneta, prima, e a rugby italiano per il club di Treviglio, poi.
Dal momento che baseball e rugby non sono sport molto remunerati, Tapia, per garantire a moglie e figlie una vita dignitosa, comincia anche una carriera parallela, quella di giardiniere. Un giorno del 2011, mentre pota un albero, subisce purtroppo un grave incidente: un robusto ramo lo colpisce alla testa, danneggiandogli per sempre la parte del cervello che controlla la vista.
Come si può facilmente comprendere, da quel momento la sua vita cambia di netto. “Anche se l’avevo già intuito, mi spiegarono che non avrei mai più visto. All’inizio fu terribile, ma mi feci forza e cominciai a calarmi in questa nuova realtà.”.
La vita di Tapia non si ferma e nemmeno la sua carriera sportiva, viene in contatto con delle associazioni di non vedenti sportive con cui comincia a praticare un nuovo sport: il goalball. E’ una sorta di balla a mano a terra, giocata con una palla piena di sognagli che guidano i giocatori nel movimento.
Un tempo questa era una terapia riabilitativa per i veterani della seconda guerra mondiale, oggi è uno sport a tutti gli effetti e, dal 1980, una disciplina delle Paralimpiadi.
Dice Tapia: “All’inizio ridevo, quando mi spiegavano quante cose possono fare i non vedenti. Non mi sembrava possibile, anche perché quello era stato un mondo a me totalmente estraneo, fino a quel momento. E invece ho scoperto quante cose si possono fare, pur avendo questo tipo di handicap.”.
Oggi Tapia non si limita al goalball, di cui è diventato campione italiano e per cui ha ottenuto il terzo posto agli europei del 2013, ha voluto cimentarsi anche nel lancio del disco. Alle Paraolimpiadi di Rio, ha così conquistato la medaglia d’argento, intenerendo tutti per aver indossato, per l’occasione, una mascherina donatagli dalle sue figlie.
“Sinceramente non farei cambio con uno che ci vede. Ormai ho visto tutto quello c’era da vedere e credo che questa esperienza mi stia arricchendo. Certo, non nego che ci sono alti e bassi, ma sono una persona con una grande forza d’animo e non mi lascio abbattere facilmente.”Dio mi ha dato la forza, sento la sua presenza accanto a me.
E Tapia non finisce di stupirci e di mettersi alla prova. In queste settimane è uno dei concorrenti alla trasmissione televisiva di Rai uno, “Ballando con le stelle”.
E’ stato davvero commovente vedere che, incontrando la professionista, Vera Kinnunen, che lo guiderà nella gara, le abbia chiesto di poterle toccare il viso, per rendersi conto della persona che aveva di fronte.
Ha raccontato poi che, per imparare la coreografia, si mette “in ascolto” dei movimenti di Vera, cerca di sentirli con le mani, per poi riprodurli. Nella prima puntata, Tapia ha ballato un boogie woogie e, nemmeno a dirlo, è stato straordinario.
Tapia è un esempio di come un handicap non frena la vita, solo ne trasforma la prospettiva, comprenderlo ed accettarlo da coraggio e ridimensiona il dolore.
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