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Opinioni e Approfondimenti

I personaggi del Presepe: come si chiamano e qual è il loro significato simbolico

Nel presepe oltre ai personaggi principali ce ne sono anche altri, più o meno conosciuti, e sono ricchi di significato simbolico. Scopriamo chi sono.

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Dalla prima rappresentazione della Natività del Signore, ideata da San Francesco d’Assisi nel 1223, è scaturita la tradizione del presepe e nel corso dei secoli sono tanti gli elementi che sono stati apportati. L’ uso di realizzare una raffigurazione plastica della scena che vede Gesù Bambino appena nato nella grotta di Betlemme, tra la Beata Vergine Maria e San Giuseppe si è sviluppato in molteplici modi.

Il desiderio di rappresentare visivamente quei primi momenti dell’entrata del Salvatore nel mondo, il grande mistero dell’Incarnazione, di Dio che si è fatto uomo ed è venuto ad abitare in mezzo a noi, ha dato vita alla creazione di elementi di contorno in personaggi di fantasia rivestiti di significato simbolico.

Questi personaggi, creati dalla tradizione popolare, introducono nella scena atteggiamenti e sentimenti umani e promuovono la riflessione arricchendola con le sfaccettature dell’animo, che sono il modo con cui ognuno di noi si pone davanti a Dio.

Chi sono i personaggi del presepe e il loro significato

Oltre alla Sacra Famiglia il presepe si compone di diversi personaggi a cui è attribuita un’attitudine, uno atteggiamento interiore, un comportamento in cui ci si può facilmente ritrovare. I personaggi che compongono il più classico presepe sono espressione dei vari modi in cui ci si mette di fronte a Dio che viene incontro a noi.

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I primi personaggi che si incontrano sono i pastori: sono quelli che vegliano, che nel cuore della notte non rimangono a dormire nei propri letti, ma sono i primi a comprendere che quel Bambino ha qualcosa di speciale. Percepiscono che in lui c’è un grande mistero di bene e ne sono attratti.

In ogni presepe della tradizione italiana c’è sempre un bue e un asinello: sono immaginati a riscaldare il Bambino con il loro alito e rimandano alla povertà in cui il Salvatore del mondo è venuto al mondo. Nel freddo di una mangiatoia, nel luogo in cui dimorano gli animali, quanto di più umile ci possa essere: lì ha scelto di nascere il Dio fatto uomo.

Questi due animali sono immagine della docilità, di un’obbedienza alla realtà che può apparire inconsapevole trattandosi di animali, ma che arriva come un’esortazione al servizio totale. Loro hanno un posto proprio vicino a Gesù, gli stanno accanto e gli danno il calore con la loro estrema semplicità.

Dal pastore addormentato al meravigliato della grotta

Altri due personaggi sono presenti nel presepe della tradizione e rivestiti di grandi significati. C’è il pastore che se ne sta addormentato, sdraiato nei pressi della grotta e non si desta. Gli è stato dato anche un nome, si chiama Benino.

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Il pastore dormiente simboleggia vari atteggiamenti e condizioni. Rappresenta la debolezza dell’uomo che viene colto dalla stanchezza. Fragile, dunque, ma esprime una fragilità non intesa in senso negativo, semplicemente un fatto naturale.

L’essere umano è debole e il pastore insieme a questo è simbolo anche la fiducia e la capacità di affidamento. Sta lì, insieme agli altri pastori accorsi dall’evento annunciato dall’Angelo. Rimane, anche se poi viene colto dal sonno. Ci ricorda che pur nella nostra fragilità ciò che importa è stare con il Signore, non allontanarsi, per potersi svegliare e rialzare con Lui. 

C’è poi il cosiddetto “meravigliato della grotta“: è il pastore rappresentato con un’espressione di chiaro stupore al volto. Lui esprime tutta la sorpresa davanti al mistero che è stato chiamato ad adorare. Qualcosa di evidentemente per lui incomprensibile, ma davanti a cui si pone con un atteggiamento di sorpresa che è accoglienza del dono ricevuto.

Il pastore meravigliato comtempla incantato quel Bambino che vede e rappresenta una purezza di cuore che rimanda a quella dei bambini e dei semplici. Gesù dirà poi che i puri di cuore sono coloro che vedranno Dio.

Inserire questi personaggi all’interno del presepe non è quindi un formale gesto di adesione ad una tradizione, ma un modo di ricordare attraverso di loro dinamiche e comportamenti, che ci sono o che ci dovrebbero essere. L’obiettivo, anche del presepe, è di essere un piccolo tassello per vivere pienamente l’evento del Natale e quindi in un’unione sempre più intima con Gesù.

Romana Cordova

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Romana Cordova

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