Come fanno i diavoli a corrompere il cuore dell’uomo? Quali tecniche utilizzano, e quali sono gli errori umani? Lo spiega un noto scrittore.
Nel suo celebre racconto “Le Lettere di Berlicche”, lo scrittore C. S. Lewis, noto per essere l’autore di Le Cronache di Narnia, mostra un diavolo che scopre le sue carte e dialoga con un suo “apprendista” su come riuscire a conquistare il cuore dell’uomo per portarlo negli inferni.
Il geniale racconto che mette in guardia l’uomo
Il racconto è geniale perché va letto in maniera paradossale. L’obiettivo è mostrare, in forma letteraria e romanzata, come il diavolo riesce a conquistare la spirito umano insinuandovisi all’interno attraverso le sue debolezze e i suoi errori.
Per esempio, Lewis si sofferma molto sul tema della preghiera. I diavoli del suo racconto conoscono bene la potenza della preghiera nella lotta contro il maligno, purtroppo quello che spesso emerge è che sono gli uomini stessi a non essere del tutto consapevoli di questo fatto. O anche chi invece ne è a conoscenza, purtroppo spesso tende a dimenticare questo fatto di importanza a dir poco vitale.
L’importanza della preghiera di cui i diavoli sono ben consapevoli
“Ovunque c’è un’anima che prega, c’è il serio pericolo che Lui agisca immediatamente. Perché Lui è cinicamente indifferente alla dignità della Sua posizione, e non appena un animale umano s’inginocchia, Lui gli si dona senza ritegno”, scrive l’autore. Dobbiamo immedesimarci nel racconto: è un diavolo che parla, rivolgendosi a un apprendista diavolo., suo nipote, di nome Malacoda. Quel Lui, quindi, è Dio.
Il testo quindi è una sorta di manuale contro l’attacco del demonio, e indica agli uomini quali sono le strategie che devono utilizzare per allontanare il male. O ancora meglio, quali sono gli atteggiamenti che non deve tenere per non fare infiltrare il male nel suo animo.
Tutti i rischi connessi ai principali errori commessi dall’uomo
“E’ molto facile spostare la preghiera nella sfera dell’emotività. Ci viene quasi spontaneo trattarla come una chiacchierata fraterna con Dio, e dunque associarle tutte le caratteristiche di uno scambio con un amico. Che la preghiera diventi una istintiva fiumana di parole in libertà – magari anche molto sentite e commosse! – è proprio ciò che il diavolo vuole“, scrive Lewis.
Spiegando ancora, con la voce dei diavoli, che “un umore vagamente devoto che non ha a che fare con la vera concentrazione della volontà e dell’intelletto. Uno dei loro poeti, Coleridge, ha lasciato scritto che egli non pregava «muovendo le labbra e piegando le ginocchia» ma semplicemente «predisponendo lo spirito all’amore» e lasciandosi andare a un «sentimento di supplica». Questo è esattamente il tipo di preghiera che noi vogliamo”.
L’emotività rischia di avere un carattere negativo nel cuore umano
La sostanza di ciò che afferma è che l’istintività puramente emotiva, purtroppo, rischia spesso di giocare un ruolo negativo nell’atteggiamento che assumiamo quando ci mettiamo in preghiera. Il rischio è che nel flusso di parola l’anima si distragga dal centro della sua invocazione, il Signore Gesù, focalizzandosi su altri aspetti ben più futili, emotivi o materiali.
Lo stesso scrittore spiegava che lui stesso, quando si metteva in atteggiamento di preghiera, recitava il Padre Nostro per ore e null’altro. Proprio per evitare di cadere nella tentazione di riprodurre un continuo monologo personale interiore. Centrato cioè su sé stessi piuttosto che su Dio. In alcuni momenti di profonda concentrazione intuì, come scrisse, che a suo avviso la vera preghiera potrebbe fondarsi anche esclusivamente sul silenzio.
LEGGI ANCHE: Dostoevskij insegna: il cuore dell’uomo ha una sola via contro il buio
I diavoli cercano di convincere l’uomo a pregare nel modo sbagliato
Un altro aspetto su cui i diavoli del romanzo cercano di convincere l’uomo, è il fatto che il corpo, e la posizione che viene assunta, non abbia importanza nella preghiera. Lewis in sostanza spiega che molte volte le distrazioni che sopraggiungono mentre si è in preghiera sono causate anche da un errato uso del corpo. Questo perché l’essere umano è fatto allo stesso tempo di corpo e di spirito. Di conseguenza, anche il corpo è un alleato nella lotta contro il male e nella scalata verso il Signore.
Un’altra tentazione dell’uomo, da cui mette in guardia lo scrittore, è quella di pensare a sé stessi mentre si prega. “Insegna loro ad apprezzare la preghiera in base al successo ottenuto nel produrre un certo sentimento e non far loro capire che quel successo, o l’insuccesso, dipende solo dal loro stato momentaneo, se sono felici o tristi, stanchi o in forma”, dicono i diavoli del racconto.
LEGGI ANCHE: Le Litanie a Maria, perché il diavolo non le sopporta
Nella preghiera rivolgiamo il nostro sguardo al Signore
Ma pregare non è tanto entrare nella nostra intimità, ma più che altro uscirvi. Pregare ci fa andare lontano dal male che si cela dentro di noi, invece di farci immergere dentro fino a sprofondarci. Di conseguenza, più il nostro orizzonte è fuori di noi, meno rischiamo di finire invischiati con il maligno.
Per questo i diavoli raccontati da Lewis insistono nel volere fare rivolgere lo sguardo delle persone dentro di sé, piuttosto che fuori. Tutto ciò fa comprendere quali sono le strategie del maligno per corrompere i cuori dell’uomo. Non bisogna però demordere: il male non avrà mai l’ultima parola. L’importante è non smettere mai di pregare, e, soprattutto, di farlo bene.
Giovanni Bernardi