Pietro rispose alle minacce del Sommo sacerdote in questo modo, negli Atti degli Apostoli: “Bisogna obbedire a Dio invece che agli uomini”, per ribadire che il Vangelo va propagato e dimostrato alla gente, che attende la Verità.
Papa Francesco ebbe occasione di dire: “Tante volte ci porta per una strada che non è quella che io penso che deve essere, ce n’è un’altra”. Obbedire è “avere il coraggio di cambiare strada, quando il Signore ci chiede questo”.
“Chi obbedisce ha la vita eterna”, “chi non obbedisce, l’ira di Dio rimane su di lui”.
Come i Sommi sacerdoti, che pur conoscevano la Parola di Dio, anche noi spesso siamo testardi, duri di cuore, e non lasciamo che la Verità permei il nostro essere, per giungere agli altri
“La storia di questa testardaggine, l’itinerario è quello di chiudersi in se stessi, è quello di non dialogare, è la mancanza di dialogo”. “Questi non sapevano dialogare, non sapevano dialogare con Dio, perché non sapevano pregare e sentire la voce del Signore, e non sapevano dialogare con gli altri. (…) Soltanto interpretavano come era la legge per farla più precisa, ma erano chiusi ai segni di Dio nella storia, erano chiusi al suo popolo, al loro popolo”.
La loro rigidità (riferendoci ancora ai Sommi sacerdoti del tempo di Pietro) non permetteva di cogliere il nuovo messaggio, che era giunto a loro dal Signore stesso. Non si erano accorti che Gesù, Figlio di Dio, era stato tra loro e portava un lieto annuncio.
Gesù era morto e risorto e loro non se ne erano nemmeno resi conto!
Non solo “avevano pagato i custodi del sepolcro per dire che i discepoli avevano rubato il corpo di Gesù. Fanno di tutto per non aprirsi alla voce di Dio”.
Pietro continuava quel dibattito, dicendo: “Il Dio dei nostri padri ha risuscitato Gesù, che voi avevate ucciso appendendolo alla croce. Dio lo ha innalzato con la sua destra facendolo capo e salvatore, per dare a Israele la grazia della conversione e il perdono dei peccati”.
Antonella Sanicanti