L’Italia sta vivendo una situazione politica drammatica, assurda e forse inaudita.
Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, non avendo gradito il ministro dell’economia designato del nuovo governo in pectore, formato come ovvio dai partiti vincitori alle recenti elezioni (5 stelle e Lega), ha deciso di ignorare il voto popolare e di imporre un suo candidato premier, con un’altra antitetica squadra di governo.
Ma questo fatto increscioso, che evidentemente turba milioni di cittadini, si iscrive in una logica più ampia e profonda. Da molti anni ormai, dopo il provvidenziale crollo del comunismo in mezzo mondo, e dopo l’aumento dell’insicurezza, della disoccupazione, delle migrazioni e dell’immoralità nell’intero Occidente, una fetta importante dell’elettorato è divenuta assai critica sul sistema dell’Unione Europea, sulle sue Commissioni, sul suo spietato metodo di controllo degli Stati membri e sul suo spirito di fondo.
Questo spirito, come notò fin da subito quel grande patriota europeo che fu Giovanni Paolo II, era viziato ab origine poiché mentre rinnegava le radici cristiane del Continente – bandite dalla Costituzione – faceva dell’economia e del consumismo, la nuova religione dell’Unione. Una religione per altro piena di diktat, di esigenze, dogmi e di laiche scomuniche ai contravvenienti!
In Francia come in Italia, in Austria come in Ungheria e in Gran Bretagna sono milioni e milioni i cittadini che ormai non accettano più il progetto di un’Europa federale senza frontiere, senza identità chiara e senza radici. Gli ultimi 10 anni sono stati fatali a questo utopico progetto. Mentre è aumentato il terrorismo in modo esponenziale e incontrollato, le élite d’Occidente continuano a ripetere come un mantra un solo imperturbabile slogan che non ammette replica: accoglienza, accoglienza, accoglienza!
Già! La parola ha un evidente connotato cristiano, e questo nessuno lo nega. Anche per questo molti cittadini restano imbambolati davanti alle sirene del Sistema e ai suoi innumerevoli ripetitori (giornali, Tg, scuole, università, centri di cultura, ministeri pubblici, enti privati, etc.).
Ma la realtà è drasticamente diversa e più complessa. L’Europa senza frontiere, senza nazioni con una specifica identità storica e culturale, senza una adeguata protezione della vita civile e associata, è solo un immenso Far West post moderno in cui i più forti (coincidenti al massimo col 10 % delle popolazioni) hanno pochi rischi e molti vantaggi; mentre i più deboli sono abbandonati a loro stessi e alla legge della giungla. Giungla di un’economia spietata e senza regole (mito del profitto, usura bancaria, delocalizzazioni selvagge); giungla di città spettrali in cui vivere è sempre più rischioso, caotico e stressante; giungla infine di società politiche che danneggiano le famiglie su tutta la linea e privilegiano sistematicamente i single e gli eterni adolescenti (di 30, 40 e 50 anni!), favorendo in nome dell’autonomia e della libertà, divorzi, separazioni, legami liquidi e senza impegno.
I popoli d’Europa sentono che se non c’è un serio e decisivo cambiamento di rotta tutto tenderà a precipitare presto, molto presto. Anche se spesso in modo confuso e contraddittorio, moltissimi giovani europei non accettano più gli slogan del Sistema, tipo l’immigrazione (benché incontrollata e illimitata) è una risorsa e moltiplica i posti di lavoro, gli immigrati pagheranno le nostre pensioni, il popolo deve essere guidato dall’alto sennò torniamo indietro, il terrorismo è sempre esistito, oggi si vive meglio che 50 anno fa, la scienza e la tecnologia hanno reso l’umanità più giusta e civile, i diritti vengono prima dei doveri, etc. No!
L’Europa vera, l’Europa autentica è l’Europa cristiana con due millenni di storia e di autentico progresso. E’ l’Europa delle cattedrali, delle abbazie, delle università, della cultura, del sapere, del lavoro, delle lingue e delle tradizioni, belle, variegate e molteplici. L’Europa dell’Unione Europea è l’anti-Europa per antonomasia. E’ l’Europa dell’economia prima della politica, dell’edonismo facile quale orizzonte esistenziale proposto-imposto agli studenti e ai giovani, della ‘libertà’ di drogarsi, di suicidarsi, di abortire (magari a ripetizione), di alcolizzarsi, e di vivere senza un perché (cf. G. Meotti, Il suicidio della cultura occidentale, Lindau, 2018).
Ma l’Europa non sorge ex nihilo nel secondo dopoguerra, nasce con Roma, con Costantino, con Benedetto da Norcia, con Gregorio Magno, con Carlo Magno e con il sacro Romano impero. Dante sapeva d’Europa, non come Frau Merkel, gli eurocrati e i banchieri del FMI.
Salvo miracolo, la situazione economica, sociale e politica in Italia e nel continente, specie nella sua parte più occidentale, peggiorerà e si aggraverà. Almeno per la gente comune, per il ceto medio, per le famiglie, per gli impiegati, per i giovani disoccupati e soprattutto gli anziani e i pensionati, ignorati e respinti dai falsi miti del giovanilismo contemporaneo.
Ma tutto questo produrrà un riscatto culturale e un risveglio religioso, specie se le autorità ecclesiastiche cercheranno di favorirlo, a prezzo di ridiscutere assi strategici tanto collaudati quanto improduttivi (per esempio la vergognosa critica verso ogni forma di patriottismo da parte dell’episcopato più progressista e meno identitario).
Un’Europa rinnovata sarà un’Europa che si fonderà sul lavoro stabile, sull’educazione dei figli e sull’auto-educazione degli adulti, e quindi per forza di cose sulla centralità della famiglia: unica, indissolubile, monogamica, eterosessuale e produttiva di prole, di ricchezza e di avvenire.
La lotta per la civiltà e per il bene comune implicherà, ne siamo certi, una revisione profonda delle ‘conquiste etiche’ della contemporaneità, come l’aborto, il divorzio, l’eutanasia, l’iper-sessualizzazione della gioventù e dell’infanzia, la stolta tolleranza verso la bestemmia e il turpiloquio, e così via (si veda di F. Cannone, Per una resistenza cattolica. Politica, attualità e cultura alla luce del Vangelo, Solfanelli, 2016).
Una nuova politica per una nuova Europa, ecco cosa ci serve. Auguriamoci che le forti spinte di cambiamento degli ultimi anni (come il Brexit in Gran Bretagna) unite alle istanze identitarie dal basso, siano i prodromi di una rivoluzione pacifica nel nome della storia, della tradizione, del buon senso e della civiltà.
Antonio Fiori
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