Sono in tanti a ritenere inconciliabile la vita politica con quella cristiana, ma è davvero così o c’è una via che rende possibile che i politici si interessino del vero bene comune?
Tra questi, c’è un “sindaco santo” le cui parole “mistiche” sulla città di oggi gettando una luce che proviene direttamente da Cristo e che non può passare inosservata.
Molti oggi, alla luce di quanto leggiamo ogni giorno sui giornali o vediamo nei tg, sono portati a pensare la politica sia necessariamente corrotta, e che le attività dei politici non facciano altro che aumentare povertà, disuguaglianze, emarginazione e sofferenze. I grandi poteri economici, infatti, la fanno da padrone sull’attività pubblica, influenzando le scelte dei decisori come mai accaduto prima nella storia.
Cristiani come La Pira mostrano una strada
Eppure figure di altissimo spessore sia cristiano che politico come Giorgio La Pira ci mostrano che una strada diversa è possibile. Si tratta di un modello di santità in politica che può farci da guida per superare questa attuale situazione così drammatica.
Per La Pira, infatti, non solo come affermava anche Paolo VI “la politica è la più alta tra le attività umane”, la “forma più alta di carità”, ma l’elemento alla base di ogni progetto sociale e politico deve mettere al centro la dignità della persona e il bene della comunità che promana solamente da Gesù Cristo.
Nel dopoguerra Giorgio La Pira, da sindaco di Firenze si trovò ad affrontare problemi drammatici legati alla ricostruzione al termine di un contesto di conflitto mondiale. Molte erano infatti le situazioni di indigenza, povertà, dolore e privazioni. Per molti c’era mancanza di alloggi, sfratti, disoccupazione, e oggi con la pandemia spesso si vive una situazione analoga. Per questo c’è bisogno di ricominciare a sperare e soprattutto di rimboccarsi le maniche.
Cosa scrive il “sindaco santo” La Pira nei suoi appunti
Nel libretto che contiene la trascrizione di una serie di appunti scritti a mano da Giorgio La Pira, intitolato «In Aedificationem corporis Christi» ed emerso in questi giorni, e che verrà distribuito in occasione della Messa per il quarantaquattresimo anniversario della sua morte, vi è un vero e proprio manuale di come un politico dovrebbe guardare alla cosa pubblica.
In queste pagine, che prendono spunto dall’esperienza della Messa di San Procolo e dalla centralità dell’Eucaristia, si afferma che “le città sono vive”, in quanto fatte di legami e di relazioni. Ma che allo stesso tempo c’è una regola che è a dir poco fondamentale: fondare tutto questo sull’Eucaristia, sulla “Comunione fraterna“.
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Scrive La Pira nei suoi appunti: “Perché questo è stato sempre e solo lo scopo della nostra azione: rivelare i misteri del cristianesimo ed operare, perciò, per la edificazione del corpo di Cristo. Perché questa è la volontà di Dio e la esigenza stessa dell’uomo, della società e della civiltà umana: edificare il corpo di Cristo e su questa roccia – e sul modello di essa – edificare la città dell’uomo”
La particolare luce nel nome di Cristo
La personalità di La Pira acquista quindi una particolare luce nel nome di Cristo e della sua presenza tra gli uomini. La Pira è stato un mistico della politica, e proprio per questo oggi è in atto il processo di beatificazione che, dopo il riconoscimento delle “virtù eroiche” e il decreto di venerabilità, attende adesso un ulteriore passo. Si tratterebbe infatti di un messaggio importante davanti alla crisi politica di oggi, e soprattutto di una politica che sia veramente cristiana.
“Perché ogni popolo – e perciò ogni città ed ogni nazione – ha alla sua radice (come Israele) un mistero religioso (l’Arca di Dio) di cui è portatore ed irradiatore. Da questo mistero religioso, appunto, i popoli derivano la loro unità, la loro finalità, la loro vocazione e la loro missione e responsabilità storica“, scriveva ancora nei suoi brani inediti Giorgio La Pira.
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“La grandezza e la decadenza di un popolo – di una città, di una nazione – sono in funzione della fedeltà di tale popolo alla vocazione e missione religiosa e spirituale a lui confidata. Ora questo mistero religioso è pei popoli cristiani l’Eucaristia e la Chiesa che vi si edifica”, continuava. Per giungere a una riflessione a dir poco centrale: “se Cristo è il centro della storia e il centro della città, della civiltà, delle nazioni, degli stati non si può non edificare che sopra di lui (casa fondata sulla roccia) (pietra d’angolo). Una città che non ha questo fondamento è destinata a sicura rovina“.
L’Eucaristia come la pietra d’angolo in cui si edifica la città
Per La Pira, infatti, che si domandava “in concreto che significa Cristo centro della città e sua pietra d’angolo, suo fondamento? Dove è Cristo? Dove si trova – visibilmente – questo centro unificatore, questa pietra d’angolo, questa roccia? Dove è questa lampada che illumina la città?”, la risposta era una soltanto.
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“La scoperta dell’Eucaristia proprio come la pietra d’angolo in cui si edifica la città, come la roccia su cui si edifica la città, come la luce di cui la città si illumina in tutti i suoi ordini ed elementi, come la causa esemplare da cui trae unità, bellezza, amore e pace la città umana”.