Sono tempi duri per la fede cristiana, e i casi di persecuzione che emergono dalle ultime cronache sono sconcertanti. Si tratta di due vicende passate alle cronache, che mostrano purtroppo una realtà che mai avremmo immaginato.
Entrambe mostrano il rischio che si sarebbe percorso con il Ddl Zan, peraltro ancora mai del tutto scongiurato.
Il primo è avvenuto ai danni dell’ex ministro degli interni finlandese dal 2011 al 2015, Päivi Räsänen, che è stata sottoposta a processo penale per “incitamento all’odio” verso gli omosessuali. La ragione? Avere citato San Paolo. La sola proclamazione dei passi biblici, infatti, ha portato la donna a subire un’indagine e diversi interrogatori.
Päivi è medico e madre di cinque figli, e oggi rischia incredibilmente il carcere per istigazione a causa di affermazioni che, a detta dell’accusa, “probabilmente causano intolleranza, disprezzo e odio nei confronti degli omosessuali“. Sessantaduenne, deputata ed ex presidente del Partito della Democrazia Cristiana dal 2004 al 2015, è membro della Chiesa luterana finlandese.
La sua incriminazione nasce nel momento in cui ha messo in dubbio la sponsorizzazione da parte della sua chiesa di un evento legato al mondo Lgbt. È bastato per la donna scrivere in un post su Twitter risalente al 17 giugno 2019 in che modo questo evento potesse essere in linea con quanto la Bibbia afferma nel passaggio Romani 1:24-27.
Il testo recita infatti: “Perciò Dio li ha abbandonati all’impurità secondo i desideri del loro cuore, sì da disonorare fra di loro i propri corpi, poiché essi hanno cambiato la verità di Dio con la menzogna e hanno venerato e adorato la creatura al posto del creatore, che è benedetto nei secoli. Amen. Per questo Dio li ha abbandonati a passioni infami; le loro donne hanno cambiato i rapporti naturali in rapporti contro natura. Egualmente anche gli uomini, lasciando il rapporto naturale con la donna, si sono accesi di passione gli uni per gli altri, commettendo atti ignominiosi uomini con uomini, ricevendo così in se stessi la punizione che s’addiceva al loro traviamento”.
Ora la donna rischia due anni di reclusione, e il processo penale si è aperto lo scorso 24 gennaio. A cui potrebbe sommarsi anche una pena detentiva aggiuntiva er altri due presunti reati relativi ai suoi commenti in un programma televisivo del 2018 e in un opuscolo del 2004 intitolato “Maschio e femmina li creò”.
“La stragrande maggioranza dei cristiani in tutte le nazioni, compresi i cattolici e gli ortodossi orientali, condivide le stesse convinzioni. Il procuratore generale finlandese ci condannerebbe tutti? Inoltre, lo stato finlandese rischia sanzioni governative da altri stati sulla base dell’abuso dei diritti umani fondamentali?”, è stato l’attacco del Consiglio luterano internazionale.
“In una società libera, a tutti dovrebbe essere consentito condividere le proprie convinzioni senza temere la censura. Questo è il fondamento di ogni società libera e democratica”, ha rincarato la dose Paul Coleman, direttore esecutivo di ADF International, associazione di legali cattolici.
“La criminalizzazione del discorso attraverso le cosiddette leggi sull'”incitamento all’odio” chiude importanti dibattiti pubblici e rappresenta una grave minaccia per le nostre democrazie. Casi di questo tipo creano una cultura di paura e censura e stanno diventando fin troppo comuni in tutta Europa”, hanno aggiunto.
Non va meglio nell’Europa del sud, precisamente a Malta, dove padre Davide Muscat si trova al centro del ciclone per avere commentato un efferato delitto spiegando che dal punto di vista della dottrina la pratica omosessuale è peggio della possessione.
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Lo scorso 1 gennaio una giovane polacca di 29 anni è infatti stata stuprata ed uccisa in un giardino pubblico nella città di Sliema, e le indagini hanno individuato nel presunto assassini un giovane maltese di 20 anni che pochi istanti dopo il ritrovamento del corpo senza vita della Dembska ha assalito la chiesa parrocchiale di Balluta, rovesciando banchi e leggio.
Pare che il giovane avesse una lunga storia di tossicodipendenza, di prostituzione con uomini, di molestie sessuali su giovani donne, e si parla persino di una possessione diabolica. Non a caso, il ragazzo ha tatuata sul petto l’immagine del demonio e sulla gamba il numero 666. Alla polizia, interpellato sull’argomento, ha affermato di essere agli ordini delle “frequenze del demonio”.
Ora il ragazzo è stato sottoposto ad una perizia psichiatrica, ma il sacerdote nel commentare la vicenda si è limitato ad esprimere la sua normale posizione di consacrato e pastore, lasciando parlare la Bibbia al posto suo. Scatenando però il caos sui social.
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Rispondendo a un attivista lgbt su Facebook, Muscat ha ribadito la necessità comunque di aiutarlo in modo serio e professionale ma allo stesso tempo ha ribadito che praticare l’omosessualità è peggio che essere posseduti. Nel primo caso c’è infatti una decisione frutto del libero arbitrio, nel secondo caso si è invece sottoposti a una condizione involontaria.
Ora la sua semplice constatazione potrebbe costargli un anno di carcere e 23 mila euro di multa. Governo e movimento gay hanno attaccato le sue posizioni come “omofobe” e ne hanno chiesto l’arresto. Non bastasse, il religioso ora rischia la sospensione che potrebbe essergli imposta da mons. Scicluna, l’arcivescovo maltese che ha condannato il prete dicendo che i suoi discorsi sono inaccettabili.
Le due vicende fanno inevitabilmente pensare a quanto potrebbe accadere nel nostro Paese nel caso che venisse introdotta una legge analoga a quella che si voleva fare passare con il Ddl Zan. Proprio una legge molto simile ora fa sì che il religioso rischi il carcere, e le sue uniche difese sono ora quelle degli accordi internazionali che garantiscono la libertà religiosa del sacerdote.
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Questo potrebbe quindi accadere anche in Italia nel caso venisse introdotta una legge contro la presunta omofobia. Basta quindi guardare a Malta, a due passi da casa nostra, per rendersi conto del pericolo.
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