E’ passato un anno da quando il Ponte Morandi è crollato, causando 43 vittime; è tempo di bilanci sulle promesse mantenute o meno.
Un anno dopo la tragedia, i genovesi sentono ancora il dolore e la rabbia per l’accaduto, ma guardano con speranza al futuro.
Ponte Morandi – le emozioni dei genovesi un anno dopo la tragedia
Sono ancora vive le immagini del crollo del Ponte Morandi in quel drammatico 14 agosto del 2018. La ferita per una tragedia che poteva e doveva essere evitata è ancora aperta per i cittadini genovesi che ancora oggi vivono sulla propria pelle i disagi che il crollo ha causato. Gli abitanti della zona tagliata fuori risentono non solo delle difficoltà di movimento, ma anche della depressione a cui sono stati costretti commercianti e gestori di zona. In una intervista fatta dal ‘Secolo XIX’, una doppia spiega come quasi tutte le attività sono state costrette a chiudere.
Altri si limitano a constatare come il ricordo di quanto successo è inevitabile, visto che basta passare in zona per vedere il buco che il crollo ha lasciato. Oggi è dunque d’uopo ricordare quanto successo (lo ha detto anche il Papa) e chiedere al Governo che vengano mantenute tutte le promesse fatte dopo la tragedia. Non servirà forse per lenire il dolore dei parenti delle vittime, ma potrebbe essere d’aiuto anche pregare per le vittime (ecco una preghiera adatta all’occasione).
Le promesse mantenute (e non)
Ad acuire il disagio dei genovesi, a dir la verità tutti molto positivi sulla possibilità di fortificarsi dopo l’accaduto, ci sono anche una serie di promesse non mantenute dal governo. Se dal lato di quelle ottemperate c’è l’abbattimento del ponte (avvenuto un mese fa dopo vari ritardi) e l’approvazione del progetto di quello nuovo. Su quest’ultimo punto c’è da segnalare la firma del 18 febbraio e la promessa di consegna entro la fine dell’anno, ottobre o novembre. Mantenuta anche la promessa di sospensione dei mutui e della concessione degli indennizzi per tutti gli aventi diritto.
Ci sono diversi aspetti, però, che sono ancora da mantenere (senza includere l’indagine che è ancora in corso e che non si concluderà prima dell’inizio 2020). Il primo è la creazione di una task force che vigili sullo stato delle infrastrutture; Toninelli l’ha promessa, dovrebbe essere attiva da dicembre scorso, ma al momento non ci sono tracce. Assente anche la creazione della banca dati che dovrebbe garantire imput millimetrici alla Agenzia per la sicurezza delle ferrovie. Non si è mai concretizzato nemmeno il ritiro della concessione ad Autostrade per l’Italia. Lo scorso giugno Di Maio ha rilanciato la proposta, ma la firma doveva arrivare oggi ed il governo si è sfaldato.
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Luca Scapatello