Il caso più famoso è quello di Povia, il cantante vincitore di Sanremo è stato allontanato dai giri importanti dopo aver presentato ‘Luca era gay’ a Sanremo.
Ieri il figlio di Adriano Celentano, Giacomo, ha accusato discografici e media di operare nei suoi confronti un boicottaggio. Il motivo di tale atteggiamento sarebbe la sua dichiarata fede cattolica e le sue posizioni su matrimonio e sesso. Dall’esterno potrebbe sembrare un modo per attirare attenzione e giustificare il mancato successo, ma il figlio del “Molleggiato” non è stato il primo artista a denunciare questa forma di chiusura da parte del mondo discografico e dello spettacolo. Prima di lui, infatti, Giuseppe Povia si era lamentato del trattamento ricevuto in seguito al Festival di Sanremo in cui ha portato ‘Luca era gay’, canzone che narrava la storia di un ragazzo che con la fede aveva trovato anche una nuova identità sessuale.
Il cantante ha raccontato di come dopo aver presentato quella canzone la sua vita sia cambiata radicalmente: “Per questa canzone mi hanno chiuso tutte le porte della musica italiana. Tanto per far capire che non decide la gente ma quei trenta-quaranta giornalisti che fanno il bello e il cattivo tempo alla faccia della libertà. Potevo entrare in tutti i circuiti dove vanno quelli che…”. Nella sua testimonianza, il cantante spiega come la decisione sia stata presa dai potenti della musica e che l’opinione pubblica non sia stato nemmeno ascoltato a riguardo.
Insomma, in base alle dichiarazioni dell’artista l’allontanamento dai palcoscenici importanti sarebbe legato ad una precisa volontà di discografici e media, generata proprio dal contenuto controverso di quella canzone: “Per aver affrontato questa tematica al contrario mi hanno sbarrato la strada”, spiega Povia, il quale aggiunge: “Eppure Luca era gay è una storia vera che mi fu raccontata nel 2004. Sono passati più di dieci anni e ancora mi scassano… Sapevo che avrei creato tra la gente una divisione come ogni volta che tocchi una tematica sociale”.
L’invettiva del cantante continua con una presa di posizione simile a quella espressa da Giacomo Celentano pochi giorni fa, ovvero: non smetterò di dire ciò che penso solo perché me lo ordinano per poter lavorare. A fine intervento, infatti, Povia ha dichiarato: “Non sapevo che mi sarei condannato a morte e che mi avrebbero chiuso tutte le porte. Qualche potente mi dice ancora di non cantare più questa canzone alla faccia della libertà di pensiero. Mi hanno detto di non farlo ma io lo farò sempre”.
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Luca Scapatello
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