L’effigie è posta in un luogo ben preciso per ricordare un triste avvenimento. E accade che dal momento in cui si smarrisce, ecco che una profezia annuncia il ritrovamento di un tesoro, e il tutto avviene in modo miracoloso.
A quel punto, dopo che questo “tesoro” fu trovato, cominciarono a manifestarsi uno dietro l’altro numerosi prodigi.
Fuori “Porta del Brabante”, verso Lugo in provincia di Ravenna, si trovava una chiesetta. Attaccata alla chiesa c’era un piccolo convento appartenente ai Carmelitani, meglio noto come la Celletta, tanto che anche la strada stessa con il tempo prese lo stesso nome.
La strada conduceva al bosco detto di San Paolo e di Bagnarolo. A lati della strada, inoltre, si trovavano due fossati che portavano l’acqua nel canale Bagnarolo.
In questi boschi, durante il sedicesimo secolo, spesso avvenivano retati, delitti, crimini di varia natura. Tutti avevano però all’origine la presenza dei banditi, che infestavano la zona, come ricordano chiaramente molti dei libri parrocchiali di quell’epoca.
Nel 1591 i banditi uccisero un capitano delle truppe regolari dell’esercito. Il ricordo dell’uomo barbaramente assassinato fu di conseguenza posto, dai parenti di origine faentina, su di un albero. Si trattava di una immagine in ceramica raffigurante la Madonna della Consolazione. In quegli anni, infatti, era questa l’usanza. Tutte le persone che passavano avevano l’abitudine di pregare per il defunto.
L’immagine però, dopo un po’ di tempo, finì per cadere in un fossato sottostante, ai piedi dell’albero, rimanendo sepolta sotto il terriccio per molti anni.
Nel 1747 però il missionario San Leonardo da Porto Maurizio, canonizzato da Pio IX nel 1867, durante le sue Missioni che si tennero a Massa Lombarda dal 27 gennaio al 15 febbraio di quell’anno, profetizzò il ritrovamento di uno speciale e particolare “tesoro”.
Parlando in piazza, di fronte alla folla, il futuro santo insisteva continuamente sul fatto che presto sarebbe stato scoperto a Massa Lombarda un “tesoro”. Con la mano indicava proprio il bosco di Bagnarolo.
Bisognerà aspettare l’11 dicembre 1793 affinché un uomo, Giacomo Pasotti, abitante nel podere Sbarra di proprietà della Confraternita di Santa Maria Assunta, si imbatta nell’immagine mentre stava scavando.
La vanga che toccò l’immagine, per sistemare i fossi della possessione, si spezzò all’istante, facendo rimanere l’uomo di stucco. Venne portata da un fabbro, Antonio Burnazzi, che subito si occupò di ripararla.
Una volta tornata alla sua forma originale, l’effige della Madonna venne riportata sull’albero, diventando un breve tempo oggetto di intensa venerazione popolare. Molti fedeli accorsero infatti in continuazione arrivando anche da luoghi lontani.
Ogni sera, un sacerdote si recava sul luogo per la recita delle Litanie. A quel punto, cominciarono a manifestarsi uno dietro l’altro numerosi miracoli. Da cui ne derivò, in seguito, la costruzione del Santuario.
O Vergine della Consolazione, oggi ti prego di fare una carezza rigenerante a tutte le persone che portano nel cuore il magone della tristezza e della solitudine e a tutte le persone che faticano a tenere, con sulle spalle la loro croce, il passo delle orme del tuo figlio Gesù.
Abbiamo urgente bisogno delle tue consolazioni,
o Mamma nostra Consolatrice:
quando siamo stanchi o ci sentiamo crollare,
consolaci con la forza rigenerante del tuo amore;
quando siamo fragili o afflitti,
consolaci con la gioia del tuo sorriso;
quando la tristezza o lo scoraggiamento
sembrano uccidere ogni speranza,
consolaci con la benedizione del bambino Gesù;
quando lacrime amare rigano il nostro volto
e un senso di smarrimento ci pervade,
consolaci con la tenerezza della tua affabilità;
quando ci sentiamo soli e incompresi,
consolaci con il calore della tua “presenza”;
quando voltiamo le spalle al tuo viso
e intraprendiamo strade sbagliate,
afferraci per mano e bacia il nostro cuore
riempiendolo di consolazione;
quando buttiamo dalle nostre spalle la croce,
che ci apre cieli nuovi e terra nuova,
facci capire che tu sei stata crocifissa
col tuo Figlio sul monte calvario,
perché l’alba della resurrezione
iniziasse ad inondare la nostra vita,
colmando i nostri passi di liberazione e di pace
e facendo risplendere nei nostri occhi il tuo infinito amore
osannante il Magnificat delle meraviglie divine
nello stupore del creato e dell’umanità;
quando siamo stanchi e oppressi,
O Madre della Consolazione, facci riposare
fra le tue braccia accanto al bambino Gesù
per sentire il suo “immenso Amore”, sorgente
e culmine di ogni consolazione.
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