Violente scosse di terremoto sconvolgono la città di Arezzo. Tutti pensano di essere perduti. È imminente la distruzione totale, quando succede qualcosa di soprannaturale.
Nel momento in cui tutto sembra perduto e quasi ti rassegni al destino nefasto che ti attende, il coraggio e l’umiltà di abbandonarsi nella preghiera opera sempre miracoli, e questo Arezzo lo ha imparato bene.
Rombi paurosi, incendi che divampano, la terra che trema, gli edifici che crollano, sarà la fine di tutto. Tutti pensano che Dio stia punendo i molti peccati
Siamo sul finire del 1700, precisamente 1796 gli aretini stanno vivendo da mesi ormai avvinti dal terrore per il susseguirsi di violenti terremoti. Da un lato serpeggia l’idea che tutto sia un terribile castigo di Dio per i peccati della città, dall’altro a chi fare appello se non alla bontà misericordiosa del nostro Dio? Ed ecco, che si intensificano le preghiere, processioni per le strade cittadine con le statue dei patroni, periodi di digiuno e penitenza.
Presso la Porta San Clemente c’è un ospizio dei Camaldolesi, qui i frati vendono vino a basso costo, c’è sempre un fornello acceso, chiunque può scaldarsi o cucinare qualcosa. Sul fornetto c’è un’immagine della Madonna che sotto porta una scritta: Sancta Maria, ora pro nobis. Il fumo del fornello col passare del tempo annerisce l’immagine, ma i tratti delicati della madonna restano ben visibili. È una raffigurazione della Madonna di Provenzano di Siena.
La preghiera…il prodigio
È il 15 febbraio 1796, lunedì della prima settimana di Quaresima. Nel cuore della notte, alle tre del mattino, una nuova, violenta scossa di terremoto convince tutti che la distruzione della città sia imminente. Appena la terra si ferma tre artigiani Antonio Tanti, Giuseppe Brandini e Antonio Scarpini, si recano all’ospizio per prendere del vino. Uno di loro Antonio Tanti rivolge una preghiera a Maria, si affida a lei in questa che, si presagisce, sarà una brutta nottata, poi chiede perdono per le volte in cui ha bestemmiato e invoca il perdono di Dio.
Seguono anche gli altri, iniziano a pregare e la cantiniera Domitilla pensa di accendere un lumino alla Madonna. Tutti insieme stanno pregando le litanie quando d’improvviso l’immagine della Madonna perde tutto il grigiore del fumo e diventa bianca e lucente. Gridano al miracolo, la voce si diffonde, accorrono tutti e non posso che constatare la bellezza luminosa del dipinto. Ma non è l’unico fatto inspiegabile.
La terra smette di tremare, non si avverte più nessun terremoto, tutti scoppiano in lacrime, elevano preghiere e intonano inni di lode e ringraziamento. Altre volte nella storia di Arezzo la Madonna del Confronto interverrà per aiutare il popolo aretino che ancora oggi le tributa un grande onore e lode.
Preghiera alla Madonna del Confronto
(recitata da Papa Benedetto XVI di fronte alla prodigiosa immagine di Maria venerata nella Cattedrale d’Arezzo col titolo di Madonna del conforto.)
Dolce Madre di Cristo e della Chiesa, fonte di ogni nostro conforto, Tu che donasti al mondo il Salvatore nella povertà di Betlemme; gli fosti accanto nella trepidazione della fuga in Egitto, nel nascondimento di Nazareth, nel faticoso cammino verso Gerusalemme; sempre vicina al tuo Unigenito fino alla Sua gloriosa Passione, e alla Chiesa nascente in attesa dello Spirito, ottieni a tutti noi la fedeltà alla Parola di Dio.
Madre dell’Amore, facci praticare la carità operosa, che ancora meraviglia il mondo e ci manifesta come Chiesa del Signore. Sii di sollievo ai malati, di aiuto ai più poveri movendo tutti a praticare la giustizia, di sostegno a chi si impegna per il bene comune. Madre santa, onnipotente per Grazia, fai che il popolo di Dio sia sempre più radicato nella fede che i Santi irradiarono tra le genti.
Madre del Redentore, ottienici che la vita cristiana delle famiglie sia efficace nell’educazione dei figli e risani la società con testimonianze credibili. Santa Maria, fai che sacerdoti e laici risplendano di santità, con rinnovato fervore diano al mondo ragione della speranza che è in loro. Infondi la Sapienza nel cuore dei giovani. Rendi tutti noi sempre più vicini al tuo divin Figlio, perché, come a Cana di Galilea, tutti i cristiani siano pronti a fare quanto egli ci chiede: spendere la vita per il Vangelo e il Regno di Dio.
Amen.