Rosaria è una donna che ha già sofferto molto nella sua vita quando anche il dramma della malattia bussa alla sua porta, ma non è sola.
“Nuestra Señora del Espino”, ovvero Nostra Signora del Biancospino è venerata a Chauchina in provincia di Granada ed è al centro della commovente storia di oggi.
Maria è la madre dei dolori perché lei ben conosce quanto sia lacerante accogliere tra le proprie braccia il corpo esanime dell’amato figlio, comprende ogni dolore umano.
Rosaria è una donna spagnola, che a vent’anni ha sposato Manuel. Hanno tre bambini, sono sereni, ma la felicità non dura molto, ben presto Manuel muore e la giovane donna deve fare appello a tutta la sua forza per provvedere ai loro figli. Li educa cristianamente, insegna loro a pregare e a compiere opere di carità.
Ma le sventure per Rosaria non sono finite. Vive coi suoi figli in una casa colonica in un villaggio a Granada, e tragicamente, uno di loro, viene ucciso da un uomo in una taverna. L’assassino di suo figlio, ignaro dell’identità della madre della vittima, chiede ospitalità a Rosaria. Ella lo accoglie ma poco dopo un altro dei suoi figli gli reca la funesta notizia. È una donna di fede e accoglie tutto questo come volontà di Dio. Non sempre ci sono chiari i suoi progetti, ma siamo chiamati a credere che tutto concorre al bene di coloro che amano Dio.
Il perdono e la malattia
Rosaria ha il coraggio di affrontare l’assassino a viso scoperto. Lo disarma nel momento in cui decide di non consegnarlo alla giustizia e di perdonarlo, anzi trova anche il coraggio di dargli da mangiare prima che vada via. Mentre l’uomo è in viaggio, però, è catturato. Il grande cuore di Rosaria anche in questa circostanza è compassionevole, prega affinché non debba testimoniare in tribunale contro l’assassino di suo figlio, anche quest’uomo ha una madre che sicuramente sarà addolorata, lei non vuole essere causa di ulteriore dolore.
Il Signore esaudisce le sue preghiere l’assassino muore in carcere otto giorni prima del processo mostrandosi sinceramente convertito. Ma le vicende tristi non sono finite per questa donna, pochi anni dopo delle ulcere cancerose le divorano una gamba, il dolore è forte e anche le sue urla, i proprietari della casa dove abita la mandano via. È il 9 aprile 1906, come tutti i giorni Rosaria si reca presso un cespuglio dove si lava le piaghe purulente. Quel giorno, però, le si avvicina una donna in lutto con in mano un Rosario nero, le offre aiuto in cambio di compagnia nel viaggio verso il cimitero.
La guarigione inspiegabile
Rosaria si lascia aiutare e poi si incammina con lei. Man mano che incede sente rinvigorire le sue gambe, mentre procedono le due donne pregano il santo Rosario. Giunte all’ingresso del cimitero Rosaria, esausta si adagia a terra e si addormenta. Al risveglio realizza che quanto le è accaduto è un miracolo, è completamente guarita.
Corre in città e annuncia quanto le è accaduto, tutti concordano che la Donna soccorritrice sia l’Addolorata, decidono di costruire una cappella dove si trova il cespuglio e di fare una raccolta per Rosaria vista la sua evidente indigenza. La donna rifiuta l’aiuto, teme che si possa pensare che ella strumentalizzi la fede. Diversi anni dopo, nel 1918 la Vergine Addolorata appare al figlio di Rosaria, Josè e chiede per tre volte che la sua statua si portata a Chauchina. L’uomo esegue, la statua nel 2006 è stata incoronata canonicamente.
Preghiera alla Madonna di Chauchina
Regina dei martiri, che sostenesti i più atroci dolori e compisti nel tuo cuore il più eroico dei sacrifici, io voglio unire le mie pene alle tue. Vorrei essere vicina a te come san Giovanni e le pie donne per consolarti della perdita del tuo Gesù. Purtroppo riconosco che anch’io con i miei peccati sono stato causa della morte del tuo Figlio diletto. Ti chiedo perdono, o madre addolorata. Accetta in riparazione l’offerta che io ti faccio di me stesso, e il proposito di volerti sempre amare per l’avvenire. Metto nelle tue mani tutta la mia vita; fa’ che io possa farti amare anche da tante anime che vivono lontane del tuo Cuore materno. Amen.