In questi giorni di preghiera e di isolamento, per via del Coronavirus, siamo tutti un po’ spaventati e incerti sul futuro delle cose.
Non sappiamo come andrà a finire, quanto tempo durerà, come cambieranno le nostre vite. Ma siamo certi che cambieranno. O meglio, sono già cambiate.
Molti di noi avevano perso l’abitudine di stare così a lungo in casa. In questo modo, però, abbiamo riscoperto aspetti importanti di noi stessi. Come l’importanza delle piccole cose, tra cui anche la possibilità di fare soltanto una passeggiata sotto casa. Ma soprattutto ora abbiamo la possibilità di vivere, nel nostro quotidiano, una vita di preghiera molto più intensa.
Perché ora che siamo liberati dal frastuono quotidiano, dal rincorrersi frenetico che spesso caratterizza le nostre vite, abbiamo la possibilità di riscoprire l’importanza della preghiera per la cura della nostra anima. Certo, abbiamo ancora la rete, internet, il moltiplicarsi di chat, messaggi, social, programmi televisivi, a cui anche la Chiesa e i nostri sacerdoti non si stanno sottraendo. Anzi, stanno sbocciando uno dietro l’altro nuovi luoghi virtuali e digitali in cui condividere i propri momenti, pregare insieme, approcciarsi alla parola.
L’attenzione alla Parola, in tutto ciò, è però l’aspetto a cui dovremmo dare maggiore importanza. Molti di noi infatti, hanno già l’abitudine di leggere la Parola in alcuni momenti della giornata. Ma la maggior parte lo fa soltanto quando si ricorda, quando il resto degli impegni lo permette. Se però ognuno di noi non approfondisce ogni giorno la Parola, è la Chiesa tutta che rimane indietro.
Se non frequentiamo la Parola, se non la leggiamo, la approfondiamo, la viviamo, che sia da soli, in compagnia dei nostri cari, dei familiari, dei sacerdoti, o degli amici, il rischio è di restare acerbi nella fede. Di non avere la possibilità cioè di diventare cristiani maturi.
La Parola infatti è la sorgente da cui sgorga la nostra fede, e grazie alla quale le nostre preghiere prendono lo slancio per raggiungere il Signore. Lì troviamo conforto, attesa, speranza, profondità. Grazie alla Parola possiamo riflettere sulle nostre giornate, sul rapporto che abbiamo con gli altri, e sulla direzione che sta prendendo la nostra vita.
La preghiera ha inoltre bisogno di punti saldi, riferimenti con i quali orientarsi, nelle singole orazioni e nel nostro cuore. Ma allo stesso tempo necessità anche di spontaneità, come un rivolo scorre lungo un pendio, affinché il nostro cuore sia tutto proteso a lui.
“Signore, dammi quest’acqua, perché io non abbia più sete e non continui a venire qui ad attingere acqua”, domandò infatti a Gesù, con grande desiderio, la samaritana. Dopo che il Signore le disse: “Chiunque beve di quest’acqua avrà di nuovo sete; ma chi berrà dell’acqua che io gli darò, non avrà più sete in eterno. Anzi, l’acqua che io gli darò diventerà in lui una sorgente d’acqua che zampilla per la vita eterna”.
A tutto questo conduce la preghiera in casa, ancora meglio se condivisa con chi ci sta a fianco. Questa ci aiuta anche, come ha affermato il Papa, “a ritrovare i piccoli gesti concreti di vicinanza e concretezza verso le persone che sono a noi più vicine”, perché “se viviamo questi giorni così, non saranno sprecati”.
Per questo che la Chiesa italiana ha indetto una Preghiera per l’Italia corale, partecipata da ognuno di noi nelle nostre case. Per far salire, tutti insieme, al Signore, le nostre invocazioni. E soprattutto per chiedere che possa terminare questo drammatico momento, in cui un virus sbucato dal nulla ha deciso di dettare legge sulle nostre vite e sulla nostra libertà.
Un virus che ha privato di molti fratelli della propria vita, tragicamente. Preghiamo anche per loro, con l’Eterno Riposo, affinché “risplenda in essi la luce perpetua”. Quella dell’amore infinito di Gesù Cristo, che anche noi avremo modo di conoscere nel momento in cui andremo a Lui, e sperimenteremo la vita eterna.
Giovanni Bernardi
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