Dicono che il dolore più grande, per un genitore, sia la perdita di un figlio.
Mai, infatti, ci si augurerebbe di trovarsi nella situazione di sopravvivere a coloro che da noi sono nati.
Li abbiamo educati e cresciuti perché avessero un futuro felice e invece un futuro non lo avranno mai.
Sono tanti i genitori che patiscono questo strazio, questa sofferenza indescrivibile, poiché le insidie del mondo sono svariate e alcune non si possono proprio giustificare, né prevedere, né evitare.
Se la morte di un figlio avviene per malattia, è certamente da considerarsi tremenda, inaspettata, spietata, ma da, perlomeno, uno scampolo di tempo per dirsi addio.
In altre vicende, invece, non si ha modo di prepararsi all’evento (per quanto mai sia concepibile del tutto) e la perdita si trasforma in un supplizio insormontabile.
Accade, infatti, che tanti genitori vedono il figlio o la figlia uscire sano/a e sereno/a da casa, allontanarsi dal loro abbraccio, e non farvi più ritorno.
Oggi, ricordiamo due nomi, in rappresentanza di tutti gli altri (troppi!): Giulio Regeni e Noemi Durini. Due giovanissimi che, per circostanze diversissime, si sono trovati ad affrontare la morte, sotto le sembianze del loro assassino, e ne sono usciti sconfitti (almeno per questa vita).
In attesa che almeno la giustizia possa confortare le famiglie di queste vittime innocenti, preghiamo, con le loro mamme inconsolabili e i loro papà distrutti dal dolore, appellandoci alla grazia consolatrice della Madonna che ha perso, anche lei, un Figlio.
Gesù, Maria, invochiamo in modo particolare la Vostra presenza tra noi, per consolare il nostro cuore afflitto. Voi solo potete comprendere e conoscere la nostra sofferenza, la più grande: il trapasso dei nostri figli da questa vita alla vita eterna. Forse dovremmo accettare con rassegnazione e fiducia in Te, come l’ebbe Tua Madre, quello che hai detto: “Beati gli afflitti, perché saranno consolati”, ma il dolore è forte, la memoria dei ricordi dei nostri figli ancora più forte e non permette che ce ne separiamo neanche volendo. Tutto concorre a ritardare la nostra rassegnazione, perché è una ferita che non cicatrizza, sanguina sempre.
Signore Gesù, molti di noi Ti accusano del perché di questa sofferenza; dell’ingiustizia di questa privazione; di essere sopravvissuti alle loro giovani vite; di dove eri Tu, quando la loro vita si stava spezzando.
Ti chiediamo perdono, Signore, perché ancora non riusciamo a perdonarci di tante mancanze verso i nostri figli, del senso di colpa, dei tanti “se” che ci tormentano, come se quella vita spezzata sia dipesa dalla nostra incuria, dalla nostra poca attenzione, dal non aver fatto tutto quello che potevamo per evitare l’incidente o la malattia. E, quando la nostra impotenza ci invade e ce la prendiamo con Te, ti preghiamo, non tenerne conto, perché il dolore non ci fa essere obiettivi accusandoTi di averci traditi.
Perdonaci Gesù, per la nostra umanità che in questi frangenti dolorosi non ci permette di vedere la Luce dove tutto è buio in noi.
Madre Dolcissima, Madre Addolorata e del Figlio privata, ci rivolgiamo a Te. Aiutaci a comprendere come hai fatto Tu; facci comprendere cosa vuol dire accettare la Volontà di Dio quando tutto dentro grida disperazione, conflitto, ingiustizia, scoraggiamento, angoscia, delusione, ed a volte, per molti di noi, il rimpianto verso i nostri cari, non baciati, prima che uscissero dalla porta di casa per non più rientrare. Insegna a tutti noi come sopravvivere ad un così grande dolore. Insegnaci a non contestare la bontà del Signore, a non dubitare, a non giudicare il Suo operato.
O Addolorata, insegnaci a guardare tutto con gli occhi della tua fede, perché noi proprio non ci riusciamo a comprendere l’intimo significato di questa vita così impregnata di sofferenze. Aiutaci Mamma!
Ed a Te, Signore Gesù, che ci hai promesso lo Spirito Consolatore, Ti chiediamo di farLo scendere su di noi, per consolare in maniera indelebile i nostri cuori afflitti e redimere le coscienze umane. Amen.