La Madonna di Oropa riporta alla missione di Sant’Eusebio che, in fuga dalle persecuzioni, la nasconde sul monte, nel luogo in cui oggi sorge il Santuario.
Il santo è costretto per anni a nasconderla agli eretici che vogliono distruggerla. Il vescovo di Vercelli, nel IV secolo, porta da Gerusalemme al biellese una statua della Madonna col Bambino che si pensa sia opera di San Luca Evangelista.
Il vescovo Eusebio è infatti un vero e proprio missionario della devozione mariana, e decide di nascondere la statua tra le rocce.
Il ritrovamento avviene addirittura ben mille anni dopo. La statua è infatti rinvenuta nel momento in cui si sta costruendo una cappella in onore della Vergine, come ex-voto per avere sconfitto la peste del 1599.
I tentativi per portarla in città, tuttavia, risultano, uno dopo l’altro, fallimentari. La statua infatti, ogni volta che la si prova a sollevare, risulta essere troppo pesante. Per questo la statua resterà a lungo in quella località, a Oropa.
In quello stesso punto oggi è sorto il bellissimo e grande Santuario, con la Cappella costruita nella prima metà del Settecento dagli abitanti di Fontainemore. La località valdostana è infatti ancora oggi molto legata al Santuario di Oropa, grazie anche all’antica processione che viene percorsa, ogni cinque anni, tra i monti che dividono le due vallate.
Una particolarità di questo luogo è che sull’immagine miracolosa, e sui volti della Vergine e di Gesù, non si posa mai la polvere. Sono inoltre passati diciassette secoli dalla vicenda che ha coinvolto Sant’Eusebio, e da allora, nonostante le milioni di mani con le quali sono entrate in contatto, sulla statua non appare nemmeno un segno di usura.
Da sempre la Madonna di Oropa porta inoltre una corona che costituisce un corpo unico con la statua. Lei è la Regina del Cielo, quindi anche la Regina dei monti di Oropa, e porta la splendida corona, che fa parte del manufatto originale.
Il suo rapporto con i biellesi è del tutto speciale. Negli anni è mutato, si è diversificato, ma non si è mai snaturato. Al contrario, ne è nato uno speciale rapporto di amore e devozione filiale. L’ultima incoronazione della Venerata Effigie avvenne nel 1920.
All’interno del santuario sono inoltre esposte numerose antiche tavolette votive, ora spostate nel Museo, in particolare nella galleria del Tesoro e nella Manica Juvarriana, dopo che a fine Ottocento le pareti della Basilica risultava completamente tappezzata e non c’era più spazio.
I quadri votivi, in particolare, risultano di solito composti da due elementi. Quello della realtà umana bisognosa di salvezza. E quello dell’intervento celeste che arriva a salvarla. L’uomo, di fronte alla difficoltà, chiede aiuto alla Madonna Nera d’Oropa, che giunge salvifica dal cielo avvolta nella luce. Gran parte di questi artisti sono rimasti anonimi, ma l’attenzione per la realtà e l’amore che la Vergine dona ai suoi figli è impressionante.
Quadri di diverse epoche, che raccontano fatti anche molto distanti tra loro, ma che mostrano un unico tratto d’unione: l’amore che la Vergine dona incessantemente ai suoi figli, ricambiando le loro preghiere con costanti benedizioni.
O Madre di Dio e Madre nostra Maria, che hai scelto la Conca di Oropa per collocarvi la tua prodigiosa immagine, strumento della Divina Misericordia per i molti che ti invocano: continua la tua materna assistenza a favore di noi, del popolo cristiano e dell’umanità tutta. Sostienici perché la nostra testimonianza dilati il Regno di Dio, nella Chiesa, nella famiglia, nella scuola nella società.
Conforta i giusti nel divino servizio, conduci a penitenza i peccatori, ottieni consolazione agli afflitti e salute agli infermi. La tua materna bontà avvalori la nostra preghiera per coloro che ci hanno preceduto nella via dell’eternità. E noi continueremo ad amarti, invocarti e benedirti. O Regina potente e pietosa del Sacro Monte di Oropa.
Ave Maria … Regina del Monte di Oropa, prega per noi.
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