È tardo pomeriggio, e all’improvviso si scatena un furioso temporale. L’uomo, preso di sorpresa, si rifugia in una piccola cappella che lui stesso aveva fatto costruire, in onore della Madonna di Lezzeno.
All’interno della cappellina vi è conservato un medaglione di gesso sul quale è raffigurata l’immagine di una Madonnina che si venera nella vicina Nobiallo, con il titolo di “Regina della Pace”.
Il contadino Bartolomeo Mezzora stava lavorando nei campi a Lezzeno, una frazione di Bellano, oggi in provincia di Lecco.
Le preghiere del contadino per la Madonna di Lezzeno
Il contadino inizia a pregare verso l’immagine sacra, chiedendo clemenza per i suoi vigneti rimasti senza riparo sotto il temporale. A un certo punto, si accorge che la Madonna sta iniziando a lacrimare sangue. Così immediatamente, preso dallo stupore e dalla gioia, corre con tutte le forze che ha in corpo verso il Paese, per rivelare a tutti quanto è successo. Gli abitanti del paese si recano sul luogo per verificare l’accaduto.
Poco dopo l’arcivescovo di Milano Federico Visconti dà vita a un’inchiesta attraverso la quale stabilire la veridicità del miracolo. Che puntualmente viene riconosciuta. E così che sorge il Santuario.
Sarà quindi il contadino ad accorgersi per primo di questo fatto prodigioso. E sarà un suo lontano discendente, don Carlo Mezzera, per molti anni parroco nella Parrocchia di San Gabriele Arcangelo di Milano, a riordinare la documentazione sulla miracolosa apparizione per diffonderla attraverso una pubblicazione, a 300 anni di distanza.
Il suggestivo paese di Bellano sorge sulla sponda est del Lago di Como, e la frazione di Lezzano si trova sui monti dell’entroterra. Il Santuario di Nobiallo è stato costruito solamente una trentina di anni prima, come ringraziamento alla Madonna per la fine della guerra fra spagnoli e francesi.
Le lacrime di sangue sul volto di Maria
Il contadino ha forse acquistato quel medaglione durante un pellegrinaggio. Lo ha posto in quella chiesa affinché ogni volta che vi passava davanti poteva recitare un’Ave Maria alla Vergine. La sua paura era quella legata alla difesa dei suoi vigneti e del suo raccolto, faticosamente procurato ogni anno.
Spesso a lui venivano tramandati i racconti di come, in passato, il cattivo tempo avesse distrutto quei raccolti. Nel 1341 l’alluvione addirittura distrusse la chiesa. Ma ecco il fatto straordinario e nel vedere la Madonna che piange sangue, tutti accorrono con celerità. Nella notte successiva è organizzata una processione penitenziale da parte dei fedeli, colpiti da quell’evento inspiegabile.
Dopodiché, molti sono i pellegrinaggi spontanei, con folle di devoti che chiedono grazie alla Madonna miracolosa. La chiesa è costruita solamente due anni dopo l’evento, nel 1690. Il tondo di gesso con sopra l’immagine della Madonna delle lacrime viene trasferito nel 1706 nel Santuario, sopra l’altare maggiore, in una nicchia fra gli angeli dorati.
Negli anni successivi molti teologi e sacerdoti si impegnano in interpretazioni di questo miracoloso evento. Per tutti, il pianto della Madonna indica dolore e ammonimento. Il singolo episodio, in quella realtà storica, può certamente essere legato alle numerose tribolazioni di quella gente.
Alla fine del 1800 don Luigi Vitali propone, in un opuscolo ben documentato, la sua lettura teologica. La sua lettura è che certamente una ragione ben precisa deve esserci. Innanzitutto, quella di affermare il soprannaturale, la presenza del Signore in quel luogo, che non abbandona mai i suoi figli, nemmeno di fronte alle calamità.
Un “Dio che pensa amorevolmente all’uomo, risveglia la fede, e torna di conferma alla verità di tutta la religione”, scriveva il sacerdote, nella lingua dell’epoca. Le lacrime della Vergine sono perciò segno dell’intenso dolore della Madre di Dio per i mali dell’uomo. “Un dolore d’amore, destato al pensiero di un male sovrastante a persone teneramente amate, unito al desiderio di allontanare da esse il male temuto”.
Preghiera alla Madonna di Lezzeno
O Vergine Madre, asciuga Tu le lacrime di chi geme nel lutto, nelle privazioni, nelle sofferenze d’ogni sorta. Consola le madri orbate dei figli, le vedove derelitte, le fidanzate senza nozze, gli orfanelli invano avidi del sorriso materno, gli oppressi dal dolore nell’esilio, nella prigionia, negli ospedali.
Riconduci i profughi nelle terre abbandonate sotto l’imperversare della bufera, quelle care terre, ove essi nacquero, crebbero, lavorarono, invocarono il tuo dolcissimo Nome, e da’ la forza di ricostituire con coraggiosa e alacre lena le loro case distrutte, le loro chiese crollate, i loro campi desolati, le loro officine devastate, la loro domestica felicita’ turbata e sconvolta. Per tutti la tua preghiera.
Per tutti la tua materna carezza. E per virtu’ tua, passato il nembo che tutto travolge, e ritornato il mondo a saggi consigli, splenda finalmente su tutti la giusta pace, una pace immune da ogni spirito di odio, di violenza e di vendetta, una pace simbolo e pegno dell’eterna felicità.