Quest’anno il Premio Nazionale della Bontà Sant’Antonio di Padova è stato dato a due persone diverse, che si sono distinte per un’azione davvero singolare e sicuramente “buona”: ad una donna, che ha donato un suo rene ad un’amica, in pericolo di vita; ad un imprenditore, che ha voluto aiutare i suoi 550 dipendenti con una tredicesima in più.
Per quanto riguarda la prima “buona azione” premiata, sappiamo che le due donne (colei che ha offerto il rene e colei che lo ha ricevuto), si conoscono da sempre. Si chiamano Letizia Guglielmo e Lara Martello. Lo scorso anno, Letizia ha ceduto un rene a Lara, malata di insufficienza renale e in attesa di trapianto. Così, Letizia, una donna in salute, ha permesso anche alla sua amica di vivere serenamente.
Per quanto riguarda la seconda “buona azione” premiata, sappiamo che ha coinvolto il capo di un’ Azienda, la Spea (che si occupa di macchinari per il collaudo di produzione di dispositivi elettronici) di Volpiano, in provincia di Torino, che ha dato più importanza alle persone che al suo denaro.
I suoi subalterni, grazie al loro impegno e al lavoro svolto, avevano incrementato il guadagno dell’imprenditore del 16%. Secondo il loro leader/fondatore Luciano Bonaria, meritavano, dunque, la giusta ricompensa.
La premiazione è avvenuta il 9 Giugno scorso, nella Basilica di Padova, dedicata a Sant’Antonio.
Quello del Premio Nazionale della Bontà è un iniziativa che l’Arciconfraternita del Santo porta avanti dal 1975 ed è il suo Consiglio Direttivo a stabilirne il decorso.
Il tema proposto, per raccogliere le candidature di quest’anno, era: “Racconta a Papa Francesco quali scelte, azioni o progetti di vita vorresti intraprendere, mentre cresci ascoltando in te la voce interiore, che ti chiama al bene della tua comunità, della società e del mondo intero”, ispirato alle parole rivolte ai giovani da Papa Francesco.
Antonella Sanicanti