“Vedi quella piccola? La madre, Farida, è morta poche settimane fa. Di parto. Il cordone ombelicale era avvolto al collo del bambino. Era una dipendente del nostro centro. Avessimo avuto un ecografo decente non sarebbe successo. Ma il nostro è così vecchio che a malapena si vede se il bambino è podalico. Non si può morire così. Eppure in Tanzania avviene. Verrà un giorno in cui non accadrà più”.
Questa è una delle speranze di Anna Dedola, che vive e lavora come volontaria in Tanzania, precisamente a Nyololo, occupandosi dei bambini, e non solo, da ben 7 anni.
Lei proviene da Telti, un paesino presso Olbia, ed ora ha ricevuto il premio Focsiv, come “volontario dell’anno”.
La Focsiv è la “Federazione degli organismi di volontariato di matrice cristiana”, che, quest’anno, ha premiato le donne: Anna, per il volontariato internazionale; Alganesc Fessaha (fondatrice dell’Ong Gandhi Charity; si occupa dei profughi e dei rifugiati che arrivano in Europa) per il volontariato del Sud; Khadija Tirha (promotrice di diverse iniziative che propongono il dialogo interculturale e religioso) come giovane volontario europeo.
Anna è un architetto ed arrivò in Tanzania proprio grazie alla sua tesi sui sistemi di costruzione utilizzati in Africa. Di conseguenza, la missione dei Cappuccini di padre Egidio Guidi le chiese di progettare un asilo; ora si occupa dell’ospedale e del Centro dei bambini.
In Tanzania la situazione è davvero tragica: la speranza di vita di è 51 anni soltanto; metà della popolazione è estremamente povera, non ha accesso all’acqua e vive di agricoltura; il tasso di mortalità infantile è del 104 per 1000.
In Tanzania solo il 2% dei ragazzi, dopo la scuola primaria, continua a studiare e ciò la pone al 126° posto, su 173, per il tasso di sviluppo umano.
“Una vocazione? Una scelta? No, direi tante piccole scelte, che mi hanno portato qui. Tutti cerchiamo un luogo dove stiamo bene, e alla fine vi restiamo. Poi nel tempo si cambia e le persone che incontri ti cambiano. Ti ritrovi un giorno che senti come casa tua un luogo che può essere così lontano, in tutti i sensi, da quello dove sei cresciuta. E in fondo anche la fede l’ho ritrovata lungo questo strano percorso. L’ho riscoperta attraverso quello straordinario missionario di padre Egidio, e poi nella fede forte e profonda dei tanzaniani”.
E il nostro grazie, ad Anna e ai molti missionari nel mondo, sorge dal profondo del cuore.
Li accompagniamo tutti con la preghiera, perché la loro generosa opera porti i frutti sperati e sia sempre sostenuta anche dalle autorità.
“Basta poco per migliorare la vita di questa gente, per esempio, in un solo anno abbiamo quasi azzerato i casi di bambini affetti da Hiv contratto al momento del parto dalle madri, trattandoli con la Nevirapina, il farmaco che evita la trasmissione verticale del virus”.