Quando la meraviglia dell’arte cristiana si esprime nella sua pienezza risuona nei cuori e porta all’Eterno. Come ad esempio ad Assisi, con le proiezioni di Giotto.
Nelle facciate della Basilica Superiore di San Francesco e della Cattedrale di San Rufino in questi giorni vengono infatti proiettati i meravigliosi affreschi di Giotto, della Natività di Gesù e dell’Annunciazione di Maria.
I due bambinelli della Natività di Giotto, con cui il grande artista rappresentò la natura umana e divina di Cristo, risplendono così sulla facciata della Basilica superiore di San Francesco ad Assisi, mentre la città è gravemente provata dalla crisi economica e sociale generata dalle restrizioni per l’emergenza sanitaria.
La scena ricopre l’intero perimetro anteriore della Basilica, grazie a un gioco di luci, che prosegue per le strade della città, associati a splendide video proiezioni, facendo incontrare tradizione e modernità nella spiritualità francescana. E rendendo speciale, anche quest’anno, il Natale di Assisi. Anche per chi non potrà recarsi nella città di Francesco. Sarà possibile infatti ammirare, fino al 6 gennaio 2021, sulla web app ilnataledifrancesco.it le video proiezioni degli affreschi, oltre all’esclusivo video mapping dell’interno del Complesso Monumentale, che permetterà allo spettatore di immergersi negli oltre diecimila mq di affreschi.
Discorso purtroppo leggermente diverso, invece, riguarda quest’anno il tradizionale Presepe di Assisi, che in questa occasione ha voluto simbolicamente celebrare il lavoro degli operatori sanitari contro la pandemia, con una statua raffigurante un’infermiera.
La statua, a grandezza naturale, è stata posta nel Presepe, situato nello spazio antistante della Basilica. Tra le statue a grandezza naturale che raffigurano pastori, angeli e pecorelle, si intravede quella dell’infermiera con il camice verde, i guanti, i capelli raccolti e la mascherina, posizionata vicino alla statua di San Francesco.
Una celebrazione simbolica del prezioso lavoro degli operatori sanitari svolto per la pandemia Covid-19. Di certo, è bello vedere l’attenzione della Chiesa per un dramma come la pandemia. Tuttavia ci si chiede perché quest’ansia di ridurre un messaggio incredibilmente grande e universale, come quello del Presepe, a qualcosa di puramente umano, e presente.
Il messaggio del Presepe, infatti, va senza dubbio ben oltre l’immanenza e la materialità dell’oggi, della malattia, della crisi, per richiamarci ai valori della vita eterna che Cristo ci ha donato. Eppure oggi, sempre più, la Chiesa e i cristiani sembrano avvertire il bisogno di ridurre tutto, il più possibile, al presente. Rendendo il Vangelo in un certo senso vittima di una cultura appiattita sull’oggi, sulla sola corporalità, sull’Io, sul presentismo che porta quindi al materialismo, e in ultimo alla negazione della trascendenza.
Purtroppo, si tratta di un errore, con il quale si spera che presto si possa fare i conti. San Francesco, nel lontano 1200, realizzò la prima rappresentazione del Presepe a Greccio per parlare anche a noi, cristiani di oggi, ottocento anni dopo. Se avesse messo in scena la situazione sociale, economica, sanitaria dell’epoca, probabilmente di quel presepe sarebbe rimasto ben poco, se non nei libri di storia.
Invece San Francesco, il Poverello di Assisi, che rifiutò radicalmente ogni materialismo per donarsi interamente al Signore, volle comunicare l’arrivo in seno all’umanità di Cristo il Salvatore, Colui che ci ha salvato da ogni male, da ogni peccato, da ogni difficoltà e dolore, Da ogni crisi, incertezza, e anche dalla pandemia del Coronavirus. Sarebbe bene ricordarci di questo, e farne tesoro.
Per vedere un’infermiere al lavoro, possiamo entrare nei tanti ospedali alle prese con la crisi della Pandemia. Per vedere il Signore che trascende ogni male, dobbiamo osservare al Presepe, per poi rivolgere il nostro sguardo al cielo. Non confondiamo le due cose.
Giovanni Bernardi
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