Don Vitaliano Della Sala ha nuovamente trovato il modo di attirare l’attenzione su di sé e far parlare riguardo una sua iniziativa.
Basta fare una semplice ricerca sul web per trovare notizie che lasciano pensare che quest’uomo di tanto in tanto ami far parlare di sé.
Uomo che ama stare sotto i riflettori ha sollevato un polverone che minaccia i passi che Papa Francesco e il Dicastero per la Dottrina della fede stanno compiendo in questi giorni.
Chi è don Vitaliano Della Sala
Il parroco della Chiesa SS. Pietro e Paolo a Capocastello (Mercogliano – Avellino), è nato nel 1963, è sacerdote della Diocesi di Avellino dal 24 ottobre 1992. Ricostruire la storia vocazionale del “prete no global” è complesso. Sembra che abbia fatto un primo tentativo di iniziare una vita da consacrato nell’Abazia di Montevergine, poi al Seminario di Benevento. Qui in più di un’occasione avrebbe manifestato atteggiamenti di indisciplina e insofferenza riguardo l’Istituzione in cui stava formandosi e di cui sarebbe dovuto diventare Ministro. Evidentemente col tempo ha sfumato questi tratti tanto da essere ammesso al Sacerdozio.
Ha vissuto delle esperienze all’estero, anche in contesti bellici. Docente di Religione Cattolica ha partecipato con degli studenti all’occupazione di alcune scuole, una delle quali gli sarebbe costata un rinvio a giudizio. È stato attivo pacifista conto l’industria bellica, anche locale. Una delle quali lo ha visto oggetto di un nuovo procedimento giudiziario. Ultimamente si sta facendo notare per il suo impegno in difesa delle persone omosessuali.
Fatte salve le possibili buone intenzioni, fa riflettere il rapporto tra le opinioni personali, la coerenza con la fede che si PROFESSA e l’ISTITUZIONE che si rappresenta.
Il Presepe arcobaleno
Il fatto che ha riacceso i riflettori su di lui è di questi giorni di Avvento. Nella sua parrocchia i fedeli hanno avuto la sorpresa di trovare un presepe non convenzionale. Sullo sfondo bue e asinello. Al centro la mangiatoia con Gesù bambino, a sinistra Maria e a destra parallelamente a Maria un’altra figura femminile vestita con abiti simili a quelli di Maria ma con il velo del colore dell’arcobaleno. Più a destra di lei si nota San Giuseppe in piedi. Interrogato sulla motivazione egli ha affermato che il suo è un Presepe inclusivo, nel senso che include una delle realtà che ci troviamo a vivere nelle nostre parrocchie, non c’è solo la famiglia tradizionale ma ci sono anche altri modi di essere famiglia e noi dobbiamo includerli nelle nostre comunità. A suo avviso il presepe lancerebbe un messaggio inclusivo alla sua comunità.
Posto che le persone hanno tutte gli stessi diritti e gli stessi doveri. Posto che la Chiesa è madre che accoglie “TODOS, TODOS, TODOS”, che il Vangelo è offerta di salvezza a tutti, che nel Regno dei cieli non prenderemo né moglie né marito, saremo come angeli (Mc 18,25), ciò che forse è sfuggito al don è che il Presepe non celebra la famiglia, celebra il Mistero che bussa alla porta dei cuori. L’assurdo paradosso del Dio che si fa carne.
Maria e Giuseppe nel mistero dell’Incarnazione
Va bene prendere tutte le misure affinché nessuno sia giudicato e condannato, offeso o emarginato a causa del proprio orientamento sessuale, ma non si può altresì negare che la procreazione umana è possibile solo dall’unione tra un uomo e una donna.
Nella sua Onnipotenza Dio che concesso il privilegio a Maria di poter concepire un figlio senza incontrare corporalmente il suo sposo Giuseppe, ma anche lui è stato chiamato ad essere parte integrante di questo evento, chiamato a una missione unica: prendersi cura del Verbo di Dio incarnato e della donna scelta per esserne madre.
Accogliere le persone non può passare per l’offesa del progetto di Dio e delle persone incluse, nel caso specifico una donna Maria e il suo uomo Giuseppe. Che intorno a loro ci possono essere state tante persone è vero, non conta il loro orientamento sessuale conta che abbiano accolto la luce vera che è venuta nel mondo. Il don ha riflettuto su tutto questo? Ha pensato che il suo gesto sia offensivo nei confronti di Dio, di San Giuseppe, ma anche di tutte le persone omosessuali? Sì, perché è poco probabile che tali persone abbiano mai preteso di essere messe al posto di Dio e sostituirsi all’uomo che Dio ha scelto per stare vicino al Suo Figlio.
Un conto è difendere le persone, un altro è offendere il Mistero. Basta non se ne può più di chi strumentalizza le persone omosessuali per appagare la propria sete di esibizionismo.