Nessuna pietà da parte dei killer che lo ha freddato fuori dal suo convento, al termine della celebrazione della Santa Messa. Ora, viene fatta giustizia per il religioso missionario.
Lui però aveva una certezza che nessuno potrò mai portargli via, e che ha testimoniato fino all’ultimo con grande fede.
Sono passati solamente pochi mesi dal decimo anniversario dal brutale omicidio di padre Fausto Tentorio, missionario lecchese originario di Santa Maria Hoè ucciso a 59 anni nelle Filippine, il 17 ottobre 2011, e finalmente è arrivata la svolta che riporta la giustizia in questa drammatica vicenda.
Finalmente trovato l’assassino del missionario
La polizia ha infatti individuato uno degli uomini che ha ucciso il religioso che ha testimoniato fino all’ultimo la Parola di Cristo.
L’uomo ritenuto responsabile dell’omicidio sarebbe un vero e proprio killer di professione, come riporta la Philippine Agency news. La polizia avrebbe individuato uno dei colpevoli del delitto in Ricardo Boryo Dorado alias Nene Dorado, 65 anni, noto killer di Barangay Dallag, villaggio del quale era a capo.
Dorado è stato arrestato in seguito a un mandato di arresto per omicidio emesso il 30 aprile 2019 dal giudice Arvin Sadiri Balagot, il presidente del tribunale del 12esimo ramo giudiziario della regione 17 nella città di Kidapawan.
Il terribile martirio avvenuto per molti missionari del Pime
Padre Fausto Tentorio era nato il 7 gennaio 1952 a Santa Maria di Rovagnate ed era stato ordinato nel 1977. Solamente l’anno seguente era partito per le Filippine. Prima della missione in Arakan aveva lavorato in quella di Columbio, Sultan Kudarat, abitata da cristiani, musulmani e indigeni.
Poi ci fu il terribile martirio, come drammaticamente accaduto per altre figure del Pime nella città di Mindanao. Come ad esempio padre Tullio Favali, ucciso nel 1985, e padre Salvatore Carzedda, ucciso nel 1992. Che non sono gli unici missionari dell’organizzazione ad avere lasciato in quella terra purtroppo una dolorosa scia di sangue.
In anni più recenti infatti sono stati rapiti padre Luciano Benedetti nel 1998 e padre Giancarlo Bossi nel 2007, e lo stesso padre Tentorio era sfuggito a un agguato nel 2003. Nonostante ciò, non si sono mai tirati indietro ma al contrario hanno testimoniato l’amore e la Parola di Cristo fino all’ultimo, annunciando il Vangelo fino alla morte.
La colpa unico di padre Tentorio era quella di stare vicino agli ultimi
La notizia dell’arresto del killer è stata confermata da padre Peter Geremia, missionario del Pime nelle Filippine, per tanti anni a fianco di padre Fausto. Tuttavia ci sono ancora quattro sospetti legati all’omicidio, che però restano latitanti.
Padre Tentorio era chiamato dai suoi fedeli padre “Pops”, e venne ucciso mentre usciva dal suo convento parrocchiale nell’isola di Mindanao, subito dopo avere finito di celebrare Messa. Due uomini con il casco a bordo di una moto gli si presentarono davanti e lo crivellarono di colpi alla testa e alla schiena.
La sua colpa? Avere difeso strenuamente le popolazioni indigene di Mindanao, terre che purtroppo fanno molta gola alle organizzazioni criminali a causa della loro ricchezza di risorse minerarie. Le parole del nipote Andrea Tentorio lo confermarono: “Ha pagato l’aiuto alle tribù. Nessun giudice e nessun processo purtroppo ci restituiranno mio zio”.
Le parole di chi lo ha conosciuto e la consapevolezza del religioso
Subito dopo l’omicidio, il Governo provinciale istituì una task force investigativa locale per indagare sull’omicidio. Che ora è giunta all’esito.
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Padre Luciano Benedetti, anche lui missionario del Pime nelle Filippine, spiegò che “padre Fausto era minacciato da tempo per il lavoro che svolgeva da tempo nella difesa delle terre dei manobo.
Terre che fanno gola, in quanto zona ricca di risorse minerarie. Già, nel 2003, protetto dalle. popolazione locali, si era salvato solo stando nascosto mezza giornata in un armadio. E ancora dopo fa era stato fatto oggetto di nuove minacce”.
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Il religioso però sapeva bene a cosa andava incontro. Ma sapeva anche che la chiamata del Vangelo è una chiamata radicale per chi ama davvero Gesù, ed è una chiamata che arriva fino in fondo, alla profondità del senso della vita, consapevoli che non tutto finisce in questa terra, anzi. Solo una volta giunti al suo cospetto potremo finalmente vivere nella pace eterna del Paradiso. Questo padre Tentorio lo sapeva molto bene, e non ha esitato a testimoniarlo con la sua stessa vita.