L’inaccettabile gogna mediatica subita da alcuni sacerdoti, ultimo Don Bruno, per opera di Barbara D’Urso mostra il clima di intimidazione che porterebbe il Ddl Zan.
Qualora il Ddl Zan diventasse legge, la libertà religiosa in Italia verrebbe messa fortemente a rischio. Come già accade nei salotti televisivi di Barbara D’Urso, dove la conduttrice televisiva, che non è giornalista ma si comporta come tale, si permette di diffamare un sacerdote parlando di “gravi affermazioni”.
Le gravi affermazioni del sacerdote? Avere citato il Vangelo
Quali sarebbero queste gravi affermazioni? Avere predicato la Dottrina cattolica durante una Messa. La D’Urso infatti, in maniera gravemente scorretta dal punto di vista deontologico, si permette di ergere alcune sue personalissimi opinioni a verità assoluta, da sanzionare nel tribunale della tv trash.
Qualcosa di inaccettabile che mostra però il rischio della deriva che il nostro Paese potrebbe prendere qualora leggi profondamente liberticide come il Ddl Zan dovessero diventare realtà.
La gogna mediatica inaccettabile della D’Urso ai danni di Don Bruno
Ripercorriamo i fatti. Don Bruno Borelli, sacerdote di Erba, durante una sua predica fa affermazioni assolutamente tranquille e condivisibili per ogni cattolico, perché riportano alle verità fondamentali della propria fede, ovvero alla Parola del Signore contenuta nelle Sacra Scritture.
“Oggi verso il male c’è un pensiero debole, si dice che il peccato non è peccato, che il male è un bene, è un diritto, accettando azioni intrinsecamente cattive come l’aborto, il divorzio, l’omosessualità. Invece Giovanni Battista non si fa scrupolo a chiamare i peccatori “razza di vipere””, dice Don Bruno durante l’omelia. In sostanza, si limita a riportare il Vangelo ai fedeli.
Titoli ad effetto, espressioni scandalizzate: il salotto lgbt è servito
Il caso viene imbastito nel salotto della D’Urso con titoloni ad effetto, cose come “Frasi choc a Erba”, la cittadina tra l’altra già resa tristemente popolare al pubblico da parte dei media per la drammatica strage di Rosa e Olindo. La conduttrice parla di “segnalazioni ricevute”, di un prete che ha associato “il male all’omosessualità e all’aborto” e tutto ciò viene presentato come qualcosa di “intollerabile”.
Non paga, la D’Urso si rivolge al sacerdote, gravemente diffamato da tutto il circo mediatico che gli è stato imbastito, dicendo che le sue opinioni può pensarle a casa sua ma non in chiesa. E perché mai? Forse la D’Urso è più titolata di Don Bruno nel fare le omelie? O per caso siamo tornati ai tempi dell’Inquisizione, e chi afferma che l’omosessualità è un male va incarcerato, torturato, messo alla gogna?
La replica secca di Don Bruno, che non cede di un millimetro
“Non commettere atti impuri è un Comandamento di Dio“, replica seccamente Don Bruno, mettere in chiaro come stanno le cose. “Gesù sul divorzio è stato chiaro”, “l’aborto è un omicidio di un bambino, prima c’è il suo diritto a vivere”. Parole di buon senso che andrebbero ascoltate dalla bocca di ogni cristiano e di ogni sacerdote.
“Caro Don Bruno: il diritto è quello delle donne di scegliere cosa fare, io sono contro l’aborto, ma sono a favore della donna di scegliere che cosa fare, non mi sembra che Gesù ha detto che non si può divorziare”, risponde la D’Urso, sedicente cattolica, o almeno che si mostra tale ad uso e consumo delle telecamere rivolte al pubblico che la segue da casa.
La D’Urso non conosce il Catechismo, e offende tutti i cristiani
La D’Urso, però, che evidentemente non conosce granché bene il Catechismo, dimentica il Vangelo di Marco (10, 6-9): “L’uomo non separi ciò che Dio ha unito“. Insomma, siamo di fronte alla Stasi del politicamente corretto e dell’ideologia lgbt, guidata dall’autorevole figura di Barbara D’Urso, regina della tv spazzatura. Questo è il tempo che viviamo, quello in cui da tale salotto televisivo si pretende di insegnare la Messa a un sacerdote.
Poi si è scoperto che le persone intervistate dalla sedicente “inviata” del programma non erano altro che due passanti, invitati a parlare davanti alle telecamere e appositamente istruiti su cosa dire. Ma che non avevano nulla a che fare con la realtà della vicenda riportata, ripetiamo, gravemente diffamatoria verso Don Bruno.
Le parole della trasmissione televisiva offendono inoltre la comunità cristiana non meno del singolo sacerdote in questione. Sarebbero corrette le scuse per quanto accaduto. Nel frattempo, ci si ricordi di cambiare canale quando ci si imbatte tali salotti nel proprio schermo. E si mediti sul clima surreale che porterebbe una legge liberticida come il Ddl Zan.
Giovanni Bernardi