Il fenomeno dei “preti-tiktoker” sembra andare molto al di là di una semplice moda del momento. Sono sempre di più, sono ovviamente giovani e qualcuno è già diventato un ‘personaggio’.
Se l’apripista di questa tendenza è senz’altro don Alberto Ravagnani, un altro sacerdote trentenne si sta ponendo sulla stessa lunghezza d’onda.
Mezzo milione di seguaci
Don Ambrogio Mazzai, classe 1991, collaboratore parrocchiale nella diocesi di Verona, ha recentemente pubblicato il suo primo libro, nel momento in cui la sua notorietà sui social ha raggiunto livelli impressionanti. Su Instagram sfiora i 40mila followers, ma su TikTok sono dieci volte di più: in un poco più di un anno è arrivato a 450mila followers.
Upsy Daisy. Le domande che non hai mai fatto a un prete è il titolo del volume, in cui don Ambrogio si esprime con stile ironico, sincero e spiazzante.
“Sono diventato piuttosto conosciuto su TikTok, ma non me ne sono accorto subito – scrive –. Ho iniziato a capirlo solo quando in città e paesi diversi ragazzi e giovani, riconoscendomi, mi chiedevano una foto insieme. Ogni volta che succede, mi sembra ancora strano e mi viene da sorridere a pensarci!”.
“Mi sento e sono una persona normalissima – prosegue il sacerdote veronese –. Il Signore mi ha fatto incontrare – nel mondo reale e virtuale – tantissime persone che mi vogliono bene e forse tra loro ci sei anche tu, che leggi questo libro: ti voglio bene anch’io. Tutto quest’amore dato e ricevuto mi riempie di gioia”.
Il tuo idolo è il denaro? Fai schifo!
Di seguito, don Mazzai racconta di aver già raccolto “buoni frutti” dagli incontri fatti attraverso i social, con “persone che hanno cominciato a farsi domande serie sulla propria vita e sulla fede, altre che si sono convertite o hanno fatto una scelta di vita particolare, qualcuno ha fatto persino domanda per entrare in seminario”. Secondo don Ambrogio, “la grazia del Signore passa anche attraverso questi strumenti tecnologici”.
Don Mazzai non critica affatto quegli influencer che, usando i social sono diventati ricchi e famosi. Il vero punto non è quanti soldi guadagni ma se lo fai onestamente o meno e, soprattutto, quali valori trasmetti. Con coloro che danno il cattivo esempio, il sacerdote è durissimo.
Gli influencer, dichiara, “nella maggior parte dei casi fanno schifo, ecco il problema”, poiché “insegnano a drogarsi, a infrangere la legge, a trattare le persone come degli oggetti, a pensare solo a sé stessi, a considerare il denaro come un idolo da adorare e servire, a utilizzare il tempo dietro cose futili che ingrassano le tasche di qualcuno, a vivere di apparenza, a deturpare il proprio corpo, a lasciarsi andare in perversioni sfrenate”.
Anche la Chiesa ha i suoi influencer
Don Ambrogio pone tra i suoi ispiratori i ‘santi dell’oratorio’ per eccellenza: San Filippo Neri e San Giovanni Bosco, due modelli “che ci hanno ispirato a fare cose grandiose, conquistate anche a prezzo della vita”.
Il sacerdote veronese menziona anche un suo illustre concittadino, San Giovanni Calabria, che, nella città scaligera, istituì “una scuola professionale per insegnare un lavoro a tanto i suoi ‘figli’ da lasciar loro in eredità un futuro – soprattutto quello che vale di più, ovvero il paradiso”.
Anche la Chiesa, quindi, ha avuto i suoi “influencer” che “hanno cambiato (in meglio) la storia, ispirando milioni di giovani: i santi. Dobbiamo solo recuperare questi modelli e imitarli”, sostiene don Mazzai.