Un figlio di un prete irlandese, Vincent Doyle, e un giornale americano, il Boston Globe, hanno, per alcuni anni, indagato su quanti figli di preti esistono nel mondo, il perché e il come di un simile “fenomeno”. Ed è proprio ormai questa questione che sta diventando un tema di discussione e conversazione predominante. Ne sentiremo di tutti i colori.
Scoprì di essere figlio di un sacerdote
Tutto è incominciato quando Vincent, dopo la morte della madre, sfogliando i vari documenti che aveva lasciato, scoprì l’identità di suo padre. Era il parroco, nonché da sempre amico di famiglia, di una zona vicina a dove viveva la madre e dov’era cresciuto lui da bambino. Ripresosi dallo choc iniziale, decise di scoprire quanto vasto era il fenomeno di figli di preti, visto che, quando ne dette notizia su Facebook, furono molti quelli che risposero all’appello. Il mondo dei figli dei preti si scoprì essere una realtà misurabile, espansa, di persone sofferenti, alcuni dei quali vivono il loro stato da traumatizzati, o con vergogna e spesso con profonda rabbia.
La sottile battaglia del Boston Globe
Sulla questione dei preti sposati, o meglio, del celibato dei sacerdoti, si discute da qualche tempo più fortemente che mai. Una questione che sembra voler essere trattata dai grandi e dai teologi, più come un tifo da stadio, che non sulla base di inalterabili insegnamenti delle Scritture e della Tradizione. Il Boston Globe presenta la sua ricerca, approfittando della ricerca di Doyle e della sua fondazione di Coping International, – che si occupa di questi casi -, per sostenere in maniera molto sottile, e forse fin subdola, la tesi dell’annullamento del celibato per i sacerdoti. Il reporter, dopo un’intervista al vescovo di Dublino, – il quale ha sempre sostenuto apertamente Doyle nella sua ricerca, nel suo lavoro con la fondazione – si è mostrato sorpreso che l’arcivescovo Martin abbia esposto, in maniera inequivocabile, una via in assoluta consonanza con la storia e la tradizione della Chiesa, riguardo a questa problematica. Un prete che ha figli deve lasciare il suo ministero.
Papa Francesco parlò del problema in un suo libro anni fa
Al tempo in cui era cardinale in Argentina, Papa Francesco aveva accennato al fenomeno in un suo libro, “Il cielo e la terra”, scritto con il suo amico rabbino Abraham Skorka, con una frase che non lascia dubbi. Un prete, che diventa padre, “deve lasciare il ministero sacerdotale e prendersi cura della prole”. Aggiungendo poi: “La legge naturale viene prima dei suoi diritti di sacerdote.”. E ha chiarito, sempre nel libro in questione, con un esempio: “Se uno viene da me e mi dice che ha messo incinta una donna cerco di tranquillizzarlo e a poco a poco gli faccio capire che il diritto naturale viene prima del suo diritto in quanto prete. Di conseguenza deve lasciare il ministero e farsi carico del figlio, anche nel caso decida di non sposare la donna. Perché come quel bambino ha diritto ad avere una madre, ha diritto ad avere un padre con un volto. Io mi impegno e regolarizzare tutti i suoi documenti a Roma, ma lui deve lasciare tutto. Ora, se un prete mi dice che si è lasciato trascinare dalla passione, che ha commesso un errore, lo aiuto a correggersi. Ci sono preti che si correggono e altri no.”.
Un appello del Vaticano e il documento dei vescovi irlandesi
Intanto, in mancanza di regole più chiare, soprattutto sulle responsabilità dei preti/padri, il Vaticano lancia un appello ai figli di preti e agli stessi preti/genitori a venire allo scoperto, per poter sanare una questione dolorosa e che, come tutte le questioni nate dal peccato, devono poter attingere alla Misericordia di Dio.
Intanto i vescovi irlandesi hanno messo a punto un documento, nel quale si mette in risalto la responsabilità ineludibile del sacerdote che ha generato figli nel corso del suo ministero e si insiste sulle necessità del bambino/figlio, che devono venire prime fra tutto.
In conclusione
Luce di Maria si augura e prega perché queste situazioni anomale e dolorose, difficili e frutti di peccato, possano essere sanate e soprattutto possano servire a Dio per un bene più grande per la Chiesa. Non servano per cancellare la Parola di Dio e la Tradizione dei padri della Chiesa, ma per purificare la Chiesa. Non siano usate per cancellare quanto anche San Paolo ha specificato in varie sue lettere, sulla castità, sulla irreprensibilità dei ministri di Dio. Insomma, Luce di Maria chiede che tutti collaborino a risanare questo male nella Chiesa, Madre e guida dei cristiani, e che non si usi e abusi di ciò per fini che potrebbero perfino essere dannosi alla Chiesa stessa.
Shamaysan
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